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venerdì 23 maggio 2014

alla fine arriva Creamy

Non so come mai, magari sono solo un po' paranoico, ma ultimamente mi sento in allerta, ho come la sensazione che stia per accadere qualcosa.
Sarà che non sono tranquillo se non ho un po' d'ansia, sarà l'allergia che mi è arrivata al cervello, sarà che boh, ma ho questa sensazione.
Ah, durante questo periodo di assenza ho anche scoperto... no, non l'ho scoperto... ho finalmente realizzato che vengo percepito come un tipo distaccato; in realtà non credo di esserlo, almeno non troppo. Sono distaccato a tratti quanto basta.

Alla fine il problema è che parliamo tutti lingue diverse, pensiamo di conoscere alla perfezione la grammatica degli altri, mentre è già tanto se sappiamo l'ortografia.
Io poi sono strano, lo ammetto, la mia lingua non è molto parlata, è più... gesticolata! Ma non tipo LIS, qualcosa di un po' più sobrio, ecco.


Ed eccomi qua! (cit.)

martedì 7 febbraio 2012

qua e là

Partiamo dal presupposto che io non so scrivere. I più arguti lo avranno notato, gli altri anche, perché, in quanto miei lettori, siete tutti molto arguti (sì, sto cercando spudoratamente e senza successo di compiacere la vostra autostima); ora qualcuno mi vorrà dire che non è vero, che posso migliorare, ma non me la cavo male e tutte quelle cose che si dicono a uno che non è proprio un genio in un determinato campo.
"Il problema è che non si applica, potrebbe fare molto di più."
Che poi non è mica vero, io mi applico, altroché se mi applico, è che proprio non ci riesco a fare di meglio.
Ogni tanto mi domando perché continuo, poi però mi accorgo che, anche se scrivo malissimo e non faccio capire, tante cose che a voce non direi mai, riesco a scriverle e, almeno da quel poco che ho capito, sta roba strana non succede mica solo a me, anzi, succede un po' a tutti e ammetto che me ne stupisco ogni volta, perché è un po' come finire di colpo in un mondo completamente nuovo, un mondo di cui ignori tutto. E così scopri cose nuove, partecipi, anche per un solo secondo, alla vita di qualcuno che un istante prima non conoscevi, gli strappi un sorriso, una smorfia di disgusto, un'espressione interdetta o (e questo magari succede anche spesso) semplicemente lo annoi. Certo, tutto questo lo puoi fare anche senza connetterti o roba simile, e infatti ogni tanto ci provo, ma ho notato che dal vivo c'è molta più diffidenza, quindi continuo su entrambe le strade, anche se ultimamente non sono più prolifico come mi capitava di essere tempo fa, e non posso nemmeno dire di avere il blocco dello scrittore, al massimo potrei avere il blocco del cazzaro, o magari un blocco intestinale, ma niente di più. Sono cose che segnano queste, quindi non dico di avere un blocco, dico solo che, da quando hanno iniziato a dire che i neutrini vanno più veloci della luce, mi si sono dilatati i tempi.

Ah, per inciso, sto imparando a essere ambiguo, perché devo raggiungere la fama grazie alla mia ambiguità, anzi, devo farmi raggiungere dalla fama grazie alla mia ambiguità, perché, come dicevo su twitter, sono pigro e preferisco far venire lei, piuttosto che andare io; comunque, sto cercando di diventare ambiguo, solo che, da quello che ho capito, se su twitter non ti arrivano almeno una decina di proposte oscene (e una più oscena dell'altra) non sei nessuno, quindi attendo e in tanto cerco di crescere in ambiguità.
Qualche suggerimento?
Se ne avete potete, scriverli qua oppure là.

giovedì 2 febbraio 2012

ma chi mi credo di essere

Oggi vi dico una cosa veloce, ma pregna di significato.
Dovete sapere che ultimamente ho scoperto alcune cose di me, ora credo di essere:
  • uno troppo infantile per la propria età;
  • uno troppo maturo per la propria età;
  • uno che non scrive o legge da un po';
  • uno che parla veramente tanto (e l'ho preso da mia nonna);
  • uno che non parla quasi per niente (e l'ho preso sempre da mia nonna, ma l'altra);
  • uno che ormai è diventato di bocca buona e si fa piacere ogni film che va a vedere al cinema;
  • uno che i prossimi film che vuole vedere al cinema sono: Hugo Cabret, I Muppet, Hysteria, Albert Noobs e Un giorno questo dolore ti sarà utile;
  • uno che già sa che alcuni di quei film potrebbero non piacergli, ma sa anche che troverà qualcosa che li salverà in extremis;
  • uno che "cacchio, oggi non ho concluso niente!", proprio come ieri;
  • uno che fa finta di no, ma la mediocrità la nota, avoja se la nota;
  • uno che vuole fondare l'Associazione Nazionale Onicofagi (ANO), si accettanno preiscrizioni;
  • uno che metterà qui sotto un'immagine a caso (ma non troppo) presa da qui.
Insomma, la cosa sconvolgente che ho capito è che sono uno, non due o tre, ma uno.

Wow!

PS: chi ha capito i link che ho messo su uno, due e tre (ammetto che questo è un po' forzato)?

domenica 13 novembre 2011

la differenza tra me e te

Ogni tanto capita di trovarsi in ambienti poco familiari, e cosa faccio io in tali situazioni? Semplicemente, come un novello Ozzy Osbourne, inizio a fissare il vuoto: rimango in uno stato comatoso, paragonabile a un vigile letargo, finché il vuoto che sto fissando non viene occupato da un particolare che, senza alcun motivo preciso, risveglia in me un qualche tipo di curiosità.

Qualche sera fa mi trovavo in uno dei miei momenti di estasi mistica quando vidi passare di fronte a me due sottilissime linee nere dalla forma leggermente arcuata, due linee che mi hanno fatto percepire quanta distanza c'è tra me e alcuni miei coetanei.
Quelle linee erano sopracciglia, sopracciglia di un mio coetaneo.
Mi sono passate davanti e mi hanno ipnotizzato; il mio sguardo seguiva come incantato quelle insolite linee che danzavano meravigliate nell'aria. E così, novello Dante, mi lasciavo guidare da uno spelacchiato e sottile Virgilio, e lo suo passo mi conduceva fin nei più nascosti angoli della mia anima, dove una domanda, incatenata dai ghiacci delle mie reticenze, si contorceva bramosa del calore della luce solare:

"Perché?"

Credo che l'argomento sopracciglia maschili sia, a ragione, uno dei più sviscerati di sempre, perché effettivamente si tratta di un tema ritenuto fondamentale* in ogni epoca, dopotutto le espressioni facciali, imprescindibili per una completa e corretta comunicazione, hanno uno stretto rapporto con forma, dimensioni e movimenti delle sopracciglia.
In questi ultimi anni le sopracciglia maschili sono al centro di una seria riflessione che vede opposte due fazioni talmente agguerrite da far impallidire guelfi e ghibellini. Quello che nel medioevo avveniva con le merlature, oggi avviene con le sopracciglia: con una sola occhiata possiamo distinguere i gruppi degli intransigenti (che mostrano con orgoglio folti monocigli arruffati), da quelli degli uomini dediti alla spinzettatura selvaggia (che amputano le sopracciglia in diversi punti a seconda del gusto personale). Le vie di mezzo sono quasi totalmente inesistenti; sono, infatti, ben pochi quelli che riescono a controllare le pinzette, poiché una volta afferrato quello strano oggetto metallico, la mente maschile si lascia trasportare e, pelo dopo pelo, supera il punto di non ritorno, fino ad arrivare a risultati stupefacenti e inaspettati.

Il dilemma delle sopracciglia maschili si è acuito abbastanza recentemente, quando, a causa della mancanza di precisi modelli di riferimento, si è scelto di ricorrere alle ormai consolidate abitudini spinzettatorie femminili, senza però tenere conto delle evidenti differenze che un volto femminile può e dovrebbe avere rispetto a uno maschile.
E così sono spuntate ali di gabbiano in ogni luogo, sopracciglia con punte alte (qualcuno raggiunge picchi paragonabili al K2) o sopracciglia corte e sottili, fino ad arrivare alle creazioni originali quali il sopracciglio amputato (che fa apparire gli occhi innaturalmente distanziati), il sopracciglio ad ala di pterodattilo (che conferisce un'espressione di meraviglia perenne), il sopracciglio praticamente assente (figlio illegittimo di quello corto e sottile) e il mitico sopracciglio scolpito (che forse vuole simulare un'evidentemente inesistente cicatrice).

La risposta all'evidente deriva estremista è stata rapida e si sono venuti a creare veri e propri gruppi contro il maltrattamento delle sopracciglia, ma la mancanza di un coordinamento interplanetario non ha permesso a queste associazioni di tutela pilifera di diventare vere e proprie lobby sopraccigliari; al contrario, e a mio parere inspiegabilmente, un paio di sopracciglia martoriate riesce ad aumentare notevolmente la base di uomini spinzettanti presenti nel mondo.

Insomma, tornando a me, quelle sopracciglia mi hanno aperto nuove prospettive e mi hanno fatto notare tutti quei particolari, più o meno piccoli, che mi fanno spesso sentire fuori posto. Ecco il decalogo di quelli che ho notato l'altra sera:
  1. non mi diverto per forza, molti altri sì;
  2. non mi pettino e non uso gel e simili, mai, e si vede;
  3. non sono mai entrato in una palestra in vita mia;
  4. l'impegno impiegato nel vestirsi si nota, e io ce ne metto veramente poco;
  5. se c'è una ballerina brasiliana a culo di fuori non sono disposto a combattere per un posto in prima fila;
  6. non mi spinzetto;
  7. non avrei mai il coraggio di avviare tre attività senza un serio sostegno alle spalle, specialmente se avessi la mia stessa età e due figli;
  8. non sono affatto convinto delle mie scelte;
  9. fisso il vuoto, in alcuni momenti potrei apparire inquietante;
  10. se non voglio nemmeno provare ad ascoltare la tua risposta, non ti faccio domande per riempire un momento di silenzio che potrebbe apparire imbarazzante, soprattutto perché di solito i silenzi non mi imbarazzano.
Per concludere l'argomento sopracciglia, vorrei fare un appello a le donne, perché molte di voi hanno trovato il giusto equilibrio che gli permette di trovarsi esattamente a metà tra Frida Kahlo e Moira Orfei**; a voi che ce l'avete fatta dico:
"Convincete vostro marito, vostro figlio, vostro cugino, vostro padre, vostro nonno e anche quello che abita nella casa di fronte a non esagerare con le pinzette, perché si vede; anche se non hai ancora trasformato le tue sopracciglia in qualcosa di innaturale, ma ti sei limitato a "ripulire e ridefinire il contorno", bene, sappi che si nota, i peli non sono fatti per essere perfetti, le sopracciglia sono sempre esistite, hanno una loro funzione e vanno rispettate per questo, ma non possono e non devono diventare un motivo di vita."

Ah, per caso siete delusi perché il titolo vi aveva fatto pensare a Tiziano Ferro?
Beh, io invece sono soddisfatto di avervi ingannato.

*come ci confermano anche Cartesio ("Supercilium ergo sum") e Robert Hooke ("Ut supercilio sic facies").
**e tra questi due estremi non posso che favorire la peluria di Frida, anche se comprensibilmente non tutti possono permettersi qualcosa del genere (e non parlo solo del numero di bulbi piliferi).


martedì 13 settembre 2011

l'arte del bere

Finalmente trovo il coraggio di dirlo: io non so bere.

Forse sono l'unico a cui succede questa cosa, spero di no, ma quando mi capita di usare un bicchiere dal raggio esageratamente grande riesco a rovesciarmi addosso una quantità spropositata del liquido contenuto nel bicchiere stesso; ovviamente questo accade anche con i bicchieri dalla forma insolita, che poi, ma perché dovete fare i bicchieri quadrati? Se per millenni l'uomo ha bevuto in bicchieri e tazze circolari ci sarà un motivo, oppure, caro il mio designer, pensi che c'era bisogno della tua geniale intuizione per rivoluzionare il modo di bere? Se pensi di avere avuto un'idea geniale, sappi che non è così.

Ritornando ai bicchieri normali, non ho ancora ben capito quale sia il mio problema, se si tratta di un difetto puramente fisico (per esempio mio cugino ha il naso troppo grande che lo costringe, quando ha a che fare con bicchieri dal diametro ristretto, a piegare la testa all'indietro di un centinaio di gradi) o se è proprio un fatto mentale.

Vi spiego cosa accade, inizio a bere e procede tutto normalmente fino al momento in cui non sento una minuscola gocciolina d'acqua che si blocca nel punto esatto in cui il labbro superiore e quello inferiore si uniscono, nel punto esatto in cui si formano quegli accumuli bianchi di saliva quando si parla ininterrottamente per molto tempo.


FINGETE CHE QUI CI SIA UN'IMMAGINE
DI QUEGLI ACCUMULI DI SALIVA
(l'ho cercata, ma non l'ho trovata, se ne trovate una ditemelo)


Quell'unica piccola gocciolina incastrata nell'angolo sinistro della mia bocca (perché di solito accade a sinistra), mi fa capire che da un momento all'altro potrei rovesciarmi addosso quello che sto bevendo; e l'attimo in cui sento quella goccia, che non sa se uscire o rimanere bloccata in quel minuscolo spazio, è un attimo eccezionale, perché sento di essere a metà tra il realizzare qualcosa di incredibile (bere come fanno tutti) e fare la figura di quello che non riesce a non sbrodolarsi.

Come accade quasi per tutte le cose, c'è un istante in cui si è consapevoli di quello che sta per accadere, il mio istante è quello in cui la goccia titubante è sospesa a metà tra il vuoto e l'interno della mia bocca; farei in tempo a riabbassare il bicchiere ed evitare la figura di quello con seri problemi di coordinazione (lasciamo perdere che in realtà ce li avrei pure), ma scelgo sempre di rischiare.

Rischio e puntualmente perdo, ma continuo a provarci, nella speranza che un giorno possa imparare finalmente a bere proprio come un bravo ometto... a proposito, non ometto che quel secondo in cui capisco di trovarmi di fronte a una svolta è assolutamente godurioso, sembrerà strano, ma sapere di essere nel preciso istante in cui tutto potrebbe cambiare, perché qualcosa come 0,27 secondi dopo potresti ritrovarti fradicio o colmo di un asciutto successo, ti rende quasi onnipotente; se, poi, a questo stato di onnipotenza segue la decisione di rischiare, che ti butta in un abisso pieno di dubbi e ti toglie il fiato per il tempo necessario a scoprire cosa accadrà, passi dall'assoluta consapevolezza alla più totale incertezza nel giro di un attimo, ti senti come sospeso e quel secondo si dilata, come se il tempo si fermasse.


Mentre chi ti sta di fronte pensa che stai facendo l'azione più banale di questo mondo, tu stai sfidando il destino.

Di solito queste sfide le perdo, e chi mi sta di fronte non so cosa possa pensare, ma sono certo di aver compiuto un atto di coraggio, ho combattuto e ho perso, ma almeno ho combattuto.

Insomma, sono l'unico che quando ha in mano un bicchiere troppo grande o dalla forma strana riesce a fracicasse* completamente?

*fracicarsi: bagnarsi, inzupparsi, infradiciarsi.

sabato 10 settembre 2011

cose che non interessano proprio a nessuno

Pensavo che per oggi non avrei scritto*, poi ho visto un blogroll in cui compare il link a quegli obbrobri grammaticali che sono i miei post e ho notato che veniva visualizzato il titolo e una foto che non posto nuovamente, ma era Marco Carta a torso nudo che si piastrava i capelli. Sconcertato da quella visione (lo so che la foto l'ho messa lì io, ma era solo per fare felici alcuni ricercatori del web) ho deciso che dovevo fare in modo che la di colui immagine non continuasse a rappresentare questa isola mediamente felice e mediamente no.

In seguito alle peripezie appena esposte, sono stato costretto a scrivere qualcosa, ma ancora non so cosa... sapete che faccio? Vi racconto cosa ho fatto oggi.

Ho preso il treno per andare a studiare con una mia amica all'università, ovviamente sono arrivato con i soliti quindici/venti minuti di anticipo, insieme abbiamo provato a concludere qualcosa, ma ci siamo arenati per colpa di migliaia di dubbi inutili. Erano all'incirca le 14:00 quando ci rendiamo conto che non avevamo pranzato e che lei doveva prendere il treno per tornare a casa, quindi abbiamo deciso che ci saremmo rifocillati alla stazione Termini. Al McDonald's c'era la fila, per questo ci siamo diretti verso Mr. Panino, io ho optato per speck e formaggio... credevo fosse caldo, invece era freddo e ci sono rimasto un po' male. Mentre aspettavamo insieme il suo treno, la mia amica vede due ragazzi (nel senso di un ragazzo e un ragazzo) che si baciavano e dice che non ama chi si bacia più che appassionatamente in pubblico, io concordo con il suo pensiero, ma sono anche un po' felice che quei due abbiano scelto di farlo.

Improvvisamente si scopre da quale binario sarebbe partito il treno e, per qualche secondo, mi sento quasi come Simba durante la carica degli gnu.


La situazione torna alla normalità e, in attesa della partenza del treno, iniziamo una discussione senza fine e un po' tanto teorica sempre riguardante i baci di prima Il treno parte e io me ne vado in libreria, perché c'è l'aria condizionata, nel frattempo una mia amica mi manda un messaggio e mi dice che mi aspettava a piazza Bologna; compro questo libro** e parto.

Scendo dalla metropolitana e azzecco al primo colpo l'uscita giusta (cosa incredibile per me), incontro la mia amica e, insieme, ci dirigiamo verso piazzale delle Provincie; entriamo in un bar, vediamo delle crostatine ai frutti di bosco e decidiamo di prendercene una (per uno, che stavolta fa due), andiamo verso la cassa, diciamo alla signora cosa volevamo e... la signora si impalla per almeno 5 minuti: silenzio, guarda la cassa e non muove un muscolo. Dopo dieci secondi di questo blocco totale io avevo già iniziato a ridere e la mia amica di seguito. Alla fine la signora riesce a farci lo scontrino e scopriamo che, per due crostatine da 2 € e un caffè, abbiamo pagato 4,20 €, se non si fosse capito la cassiera era un po' confusa, ma mai quanto il tizio che è entrato, mentre io azzannavo la crostatina, dicendo di essersi perso nel bar e di non trovare il bancone (incrementando la quantità di riso sulla bocca degli stolti, che in questo caso saremmo io e la mia amica di prima). Finito l'attacco di ridarola, che è continuato anche al di fuori del bar, arriviamo dove dovevamo arrivare e incontriamo chi dovevamo incontrare.

Si stava per concludere la mia (nostra) avventura all'interno dei confini di Roma, infatti, era arrivato il momento di salpare alla volta di un'agenzia di viaggi paesana.
Il viaggio si è svolto all'interno di questa macchina, io ero seduto dietro, considerando che i sedili dietro praticamente non esistono, mi sono ritrovato ripiegato in quattro parti come l'Heather Parisi dei tempi migliori (e per una volta ho ringraziato il fatto di non essere dotato di gambe lunghe), l'unico problema è che io non sono l'Heather Parisi dei tempi migliori, quindi, per piegarmi in quel modo, credo di essermi anche spezzato.

Arrivati all'agenzia di viaggi la tizia ci dice:
Provate a ripassare tra un po'.
Ok, ripasseremo.
A questo punto la guidatrice, giustamente, decide di accompagnare a casa la ragazza che mi aspettava a piazza Bologna, mi ripiego in quattro, risaliamo in macchina e la accompagniamo, ci rifermiamo in un bar, ma stavolta il prezzo era giusto (OK).

Alla fine di tutto ciò vengo riaccompagnato alla mia macchina, che se qualcuno si azzarda ancora una volta a dire che i posti dietro sono scomodi potrei ucciderlo, e me ne torno a casa solo soletto.

In pratica una giornata in cui non ho concluso proprio un bel niente! Strano, ma nemmeno troppo.
Oltretutto adesso forse non sarò più rappresentato da un Marco Carta con tanto di piastra, ma da una Heather Parisi a testa in giù gambe aperte... sarà meglio o peggio?
Ai posteri l'ardua sentenza.

*effettivamente è già domani, quindi in realtà pensavo bene.
**ma proprio questa versione qui, perché ce n'erano due e, dopo aver letto la prima frase, ho scelto la traduzione di Fernanda Pivano. Ah, se l'avete letto ditemi cosa ne pensate, io l'ho comprato un po' d'istinto e un po' perché stava sullo scaffale di fronte a me.

lunedì 18 luglio 2011

di capelli biondo cenere o cosa ne so io?

Più di un mese fa ho conosciuto un ragazzo dai capelli biondo cenere con cui ho parlato per un po'. I nostri discorsi sono stati abbastanza surreali, perché lui mi raccontava cose che io non sarei mai stato in grado di raccontare con tanta facilità a un tizio sconosciuto, mentre io, che come al solito ho la delicatezza di un elefante, ogni tanto credo di aver fatto delle affermazioni che, ripensandoci a mentre fredda (probabilmente con questo caldo la mente è l'unica cosa che ogni tanto risulta essere fredda), non erano proprio adatte a un discorso tra due persone che si conoscevano da pochi minuti; probabilmente siamo stati entrambi fuori luogo, ma sul momento il tutto sembrava talmente normale che non si sono creati momenti di imbarazzo.

Dicevo che abbiamo parlato un po' di tutto, ma, siccome ogni tanto sono un po' lento, è solo da poco tempo che ho compreso la logica conclusione di una parte della conversazione: io non so assolutamente nulla.
Ci ho messo un po', ma l'ho capito.

Per la precisione l'ho capito con un paio di settimane di ritardo: dopo una discussione abbastanza sconfortante tra me e un professore, stavo guidando verso casa (riuscirò a lavare la macchina prima della fine dell'estate?), quando mi è tornata in mente questa sua domanda:
"E tu che ne sai?"
E la mia risposta:
"È vero. Non lo so."
Si parlava di...


Premetto che il biondo cenere in questione è un tizio che potrei definire quantomeno strambo, ma strambo nel senso migliore del termine, perché è un po' sconclusionato, non ti ascolta molto, sembra confuso, disilluso e, ogni tanto, amareggiato come pochi altri, ma, quando meno te lo aspetti, riesce a dimostrarti praticamente che i problemi esistono, che di situazioni che potrebbero buttarti giù ce ne sono milioni e milioni, e che per superare tutto basta fregarsene un po' e prendere le cose come vengono, dirigendosi sempre verso quello che si vuole*.

Dicevo che dalla conversazione con questo personaggio ho concluso che se una situazione non la vivi in prima persona, non saprai mai di cosa parli; puoi provare a immaginare quale sia la realtà, ricordare i racconti di chi ha vissuto esperienze simili, informarti per tentare di capire meglio, cercare di immedesimarti in una particolare situazione, ma non sarai mai in grado di capire fino in fondo.
Da questa esperienza ho dedotto di essere essenzialmente ignorante di fronte a tutto.

Per molti questo potrebbe essere un punto di partenza banale, dopotutto qualcuno diceva "Io so di non sapere." già qualcosa come 25 secoli fa, effettivamente anche io credevo di aver compreso totalmente questa frase, ma mi sbagliavo, forse adesso sono più vicino a comprendere cosa significhi non sapere.
Magari sto sbagliando anche ora, ma secondo me questo è il mio primo vero passo verso l'abbattimento di alcuni pregiudizi che neanche mi rendo conto di avere.

*sappiate che questa è stata l'impressione che ho avuto dopo un paio di ore di "conoscenza", quindi probabilmente ho scritto un mucchio di cavolate.

mercoledì 15 giugno 2011

commozioni cerebrali

Sto in crisi, profondissima crisi, roba che il pessimismo del caro vecchio Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi in confronto potrebbe essere paragonabile a una puntata di Vola Mio Mini Pony.

Sarà che dopo un po' di tempo di tranquillità ci vuole una sana dose di instabilità emotiva, sarà che mi sono reso conto che è tardi, sarà che potevo accorgermene prima, ma, soprattutto, sarà che non lo so.
Di una sola cosa sono certo: mi ritrovo in uno stato veramente imbarazzante.

Avete presente Tutto su mia madre? Beh, io sì, ce l'ho presente, per la precisione so che è uno dei due film di Almodóvar che ho visto dall'inizio alla fine, che questa cosa l'ho fatta più di una volta, che ho addirittura il DVD e che lo conosco, non a memoria, ma quasi. Ecco, l'altro ieri pomeriggio mi è capitato di rivederne un pezzo, e fino a qui tutto normale, dopotutto, se l'ho visto un milione di volte, posso vederlo anche un milione e una volta; il problema è che sono stato colto di sorpresa da un improvviso attacco di empatia che ha avuto gli stessi effetti degli attacchi che di solito mi sferra l'allergia.

In un primo momento mi sono sentito leggermente spiazzato, ma poi ho pensato che Calvino diceva:
"Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire."
e ho creduto che quel film fosse un classico, un classico che, parlandomi per l'ennesima volta, mi diceva cose che non aveva mai detto, almeno non a me.
In seguito ci ho riflettuto un po' su e sono giunto alla conclusione che non è neppure così strano rimanere colpiti da una donna che, al funerale della madre di quello che diventerà praticamente suo figlio, racconta al padre moribondo del neonato orfano della morte di quello che era il loro di figlio (lo so, non si capisce niente, ma ormai dovreste saperlo che io e la punteggiatura non ci vogliamo bene).

Apparentemente il discorso filava, ma già ieri mattina potevo ammirare all'orizzonte dei cumulonembi pieni d'ansia ingiustificata, o quasi, che la sera si sarebbero poi trasformati in qualcosa che potrebbe permettere ai più volenterosi di prendermi per il culo a vita.

Ore 21.10, Sky Cinema +24, inizia Shrek e vissero felici e contenti; mi guardo per la prima volta il film e, questa volta veramente senza alcun motivo apparente, mi ritrovo nella stessa situazione di Tutto su mia madre... e non è normale, soprattutto di fronte a Shrek.

Insomma ultimamente sono affetto da continue e insensate commozioni, che io definirei cerebrali, visto che non esiste un reale motivo scatenante, è più che altro una situazione di semicrollo emotivo che si verifica in momenti a casaccio; da un certo punto di vista la cosa mi fa anche un po' sorridere, perché in quei momenti mi sento veramente un coglione.

Siccome sono nel pieno di questa situazione di instabilità psichica, mi sento in dovere di concludere utilizzando le parole di una donna del sud che si è ritrovata per tutta la vita nelle mie condizioni attuali:
"Giuro davanti a Dio, e Dio m'è testimonio, che i nordisti non mi batteranno. Supererò questo momento, e quando sarà passato non soffrirò mai più la fame: né io né la mia famiglia. Dovessi mentire, truffare, rubare, uccidere, lo giuro davanti a Dio: non soffrirò mai più la fame!"
Abbasso i nordisti! Anche perché, parliamoci chiaro


PS: quasi dimenticavo di aggiungere che ho l'herpes, di nuovo. Evvai!

martedì 7 giugno 2011

com'è malinconica Stoccolma!

Molto probabilmente ho la sindrome di Stoccolma, o almeno una sua variante, perché ogni tanto mi manca il treno. Sì, proprio lui, quello che è stato il mio incubo per diversi anni, adesso mi manca.

Se avete vissuto la fantastica vita del pendolare, sapete benissimo che prendere un treno superaffollato riesce a trasformare anche la persona più inoffensiva della Terra in una macchina da guerra che elargisce insulti e colpi bassi a chiunque provi anche solo lontanamente a ostacolargli il passaggio. Ebbene, un po' quella sensazione mi manca. Quello stare tutti appiccicati, stretti, senza possibilità di respirare, alla disperata ricerca di un posto a sedere.

Mi manca anche l'imbarazzo che ho provato quella volta che non sapevo se la ragazza in piedi di fronte a me fosse incinta o semplicemente "dotata di pancia"; credetemi è veramente difficile scegliere cosa fare in quelle occasioni: cederle o non cederle il posto? Alla fine ho deciso che non era incinta e non mi sono alzato, ma forse sto divagando... dicevo che il treno mi manca perché quella vicinanza imposta dal sovraffollamento, oltre a rendere il viaggio scomodo e faticoso, ti permette di incontrare persone che altrimenti non avresti mai conosciuto; solitamente sono incontri che non durano più del tempo del viaggio, ma che, per un motivo o per un altro, non dimentichi facilmente.

E allora ogni tanto mi capita di ripensare con nostalgia a quel signore baffuto che alle 8.00 di mattina emanava un odore di vino inquietante, alla sua risata sguaiata mentre, incentivato dalla fermata Cavour della metropolitana, affermava con forza:
Cavour! L'unità d'Italia... la contessa di Castiglione: la peggio zoccola d'Italia!
generando l'ilarità generale; o a quel giorno in cui ho potuto viaggiare su una specie di macchia del tempo: un treno che accumulava due minuti di ritardo ogni minuto di viaggio. Ovviamente tutti avevamo fretta, anche perché stava per iniziare lo sciopero della metropolitana (evidentemente era un venerdì).

L'unica persona con cui ho scambiato qualche parola in quell'occasione è stata una signora che mi ha fatto capire che la mia fretta era quasi insensata, perché, mentre io volevo andare a perdere qualche ora all'università, lei doveva sottoporsi a una seduta di radioterapia. Fortunatamente siamo riusciti a prendere la metropolitana in tempo e, arrivata alla sua fermata, ci siamo salutati con un "buona giornata". Spero che ora stia bene.

Facciamo che il post finisce qui, perché altrimenti, come diceva qualcuno tempo fa, potrei diventare un po' malinconico.


PS: non ho riletto quello che ho scritto. Quanti errori avrò fatto? Quante volte avrò ripetuto la stessa parola in una frase? Ai posteri l'ardua sentenza.

domenica 22 maggio 2011

...fatti capanna, ma anche no

Ieri dicevo di volermene andare al mare, oggi invece dico che mi sono reso conto che c'è una parte di me che vuole andare al mare più di ogni altra: La Pancia.

La data di nascita di La Pancia non è ancora stata accertata, ma, in questo caso specifico molti storici sono concordi nel datare le sue prime apparizioni intorno al 2007; quello che inizialmente sembrava un rigonfiamento poco rilevante, dovrà attendere la stagione autunno/inverno 2010/2011 per raggiungere la sua fama (e forma) attuale. Recenti scoperte hanno dimostrato che proprio durante i mesi invernali appena trascorsi La Pancia, celata da maglioni (pochi, perché non li sopporto) e felpe, ha studiato un ambizioso piano di espansione territoriale che la porterà, entro il 2015, alla conquista dei Paesi scandinavi e di gran parte della zona mitteleuropea.

Diciamo che ormai credevo di essermela fatta amica: eravamo d'accordo su cosa mangiare, quando mangiare, quanto mangiare, come mangiare, dove mangiare e adesso perfino sulla voglia di andare al mare! Ma c'è un problema, infatti, mi dicono che La Pancia non sia l'accessorio must dell'estate 2011. Capirete che un tizio fashion* come me non può permettersi simili errori di stile, solo che adesso non ho il coraggio di dirglielo: si era impegnata tanto per crescere che la notizia la distruggerebbe; per questo motivo, a sua insaputa, stamattina ho fatto qualcosa che non accadeva da millenni: gli addominali**.

Dopo una notizia del genere ci voleva un intervallo musicale.

Ho scoperto, con mia immensa sorpresa, che non mi sono stancato prima di stancarmi... no, così non è chiaro; diciamo che non mi sono sentito stremato prima di scocciarmi. Alla fine saranno stati una settantina, non sono molti e, considerando che probabilmente li avrò fatti anche male, potrebbero contare come una trentina, non di più, che praticamente non sono niente; non ho nemmeno fatto in tempo a fingere di sudare.

Ho deciso di dedicare questo post a tutte le gocce di sudore cadute nell'infame guerra contro Jill Cooper.

*ma dove?
**questa esperienza mistica mi ha fatto chiedere alcune cose: dove si possono trovare la costanza e la voglia di allenarsi? Le vendono da qualche parte o me le sono semplicemente dimenticate imballate in uno degli scatoloni (alcuni devo ancora aprirli) del famoso e terribile trasloco?

sabato 21 maggio 2011

descrivo cose...

DESCRIZIONE UN PO' PIÙ PARTICOLAREGGIATA #1:
erano all'incirca le 9.30 del giorno del mio compleanno e io mi trovavo più o meno qui.
Prima di partire da casa mi ero premunito di scotch e busta da lettere fatta da me (stranamente era quasi decente); sapevo cosa volevo fare: trovare un posto in cui la busta sarebbe rimasta in indisturbata solitudine per almeno dieci ore, un posto accessibile, ma abbastanza protetto; dopo aver camminato un po' con fare sospetto per quella strada, trovo il luogo adatto. A questo punto mi sono sentito un po' stupido, proprio per questo ho aspettato un momento in cui non ci fosse nessuno nei paraggi e finalmente ho posto la busta nel posto in cui andava posta (secondo me), insomma ho lasciato la busta al palo.
A questo punto avevo lasciato la busta in balia al suo destino, spedisco le istruzioni per il suo ritrovamento (erano istruzioni tipo rapitore che riconsegna un rapito, non istruzioni tipo mappa del tesoro) e spero che tutto si svolga come previsto; alla fine vengo a sapere che, stranamente, quell'idea (che quando ero in mezzo alla strada mi aveva fatto sentire un po' stupido) aveva funzionato.
Ulteriori chiarimenti sui fatti potete trovarli qui. 

DESCRIZIONE UN PO' PIÙ PARTICOLAREGGIATA #2:
la mia solita paura di non trovare parcheggio (tutt'altro che immotivata) mi aveva fatto arrivare dove dovevo arrivare con un paio d'ore di anticipo. La zona era quella intorno alla città universitaria; per ammazzare il tempo mi era venuto in mente di andare a controllare che nella basilica di San Lorenzo fuori le mura fosse tutto a posto (in pratica una sorta di giro turistico in un posto che, bene o male, conosci), ma scopro che proprio in quel momento c'era un funerale in corso (strano, ma vero...), quindi decido di abbandonare la basilica. Visti il tema funebre e la vicinanza, ho la brillante idea di entrare per la prima volta nella mia vita nel mitico cimitero del Verano.
Ho girovagato un po' lì dentro cercando di scorgere qualche nome noto, perché dicono che ci sia gente tipo: Giacomo Balla; Giuseppe Gioachino Belli; Eduardo, Peppino e Titina De Filippo; Gabriella Ferri; Grazia Deledda (ma non stava a Nuoro?); Rino Gaetano; Natalía Ginzburg*; Ettore Petrolini; Gianni Rodari; Trilussa; Giuseppe Ungaretti e molti altri.
Alla fine non ho incontrato nessuno di questi qui sopra, ma ho scoperto che Silvio Spaventa (ma chi è?) è nato a Bomba, effettivamente anche io me ne sarei spaventato, e che Mr. Verano ha scelto di portare avanti un noto stereotipo affiancando le famiglie Ballerini e Gay, ma soprattutto ho scoperto la tomba dell'Amore.
Se qualcuno dovesse essere colpito da una botta di cimiteriale romanticismo, la strada per la tomba dell'Amore è questa.
Grazie alla tomba dell'Amore ho riscoperto il mio lato nonromantico, e sono arrivato alla conclusione di essere più romanticista che romantico. 

DESCRIZIONI MOLTO MENO PARTICOLAREGGIATE:
  • ho visto una tomba che si fingeva piazza;
  • a San Lorenzo organizzavano un torneo di burraco;
  • ho incontrato una macchina che trasportava una mucca finta e muggiva (la macchina, non la mucca);
  • insieme alla macchina c'erano alcuni tizi (che portavano dei cappelli da cow boy chiazzati come mucche) che regalavano un po' di gelati di questa gente qui;
  • credo di essere stato abbastanza chiaro e deciso nel mettere la parola fine a una storia;
  • ho visto una suora che mandava a fanculo l'autista di un autobus;
  • ho incrociato un bambino che era arrivato a superare l'ottava palestra di non so quale versione di Pokémon, per la precisione due di queste palestre erano state superate a Londra e una a Roma;
  • ho visto una macchina della polizia passare su un ponte pedonale, prendere una strada contromano e cercare di investire tre pedoni... non ce l'hanno fatta;
  • mi hanno detto una cosa che mi ha sconvolto e ho scelto di dimenticarla;
  • grazie alla notizia sconvolgente di cui sopra mi sono reso conto che sto diventando "una persona meglio";
  • ho assistito alla scomparsa e al ritrovamento di un giacchetto. Una persona lo aveva raccolto da terra e poggiato su un muretto (in mezzo a tutta questa roba -etta esiste ancora gente gentile);
  • ho visto centinaia di studenti stravaccati sul prato della città universitaria e mi sono sentito un po' sfigato, perché, visto che la sede della mia facoltà non si trova lì, io non l'ho mai potuto fare;
  • ho scoperto che Corona ha iniziato a pubblicare una rivista (ma non linko il sito, mi rifiuto);
  • ho visto lo spettacolo di Marisa Laurito e mi è anche piaciuto**;
  • ho scoperto che voglio andarmene una giornata al mare, magari il 2 giugno... qualcuno vuole venire?
Diciamo che questo è un riassunto abbastanza esaustivo di quello che è successo in questi giorni; interessava a qualcuno?

*con lei ho un conto in sospeso.
**è una sorta di baracconata seminostalgica: vi dico solo che inizia con lei che canta dondolandosi su un'altalena piena di fiori. Alla fine dello spettacolo tutto il teatro ha cantato nell'ordine: Reginella, Roma nun fa la stupida stasera e Oh mia bela Madunina (ovviamente la prima è imbattibile).

mercoledì 18 maggio 2011

un urlo agghiacciante nella notte

Magari non proprio quello che scrivo nel titolo, sarà che non sono abituato a urlare, suonare il clacson, sbattere le porte o fare qualunque cosa faccia troppo rumore, diciamo più UN URLO AGGHIACCIANTE NELLA NOTTE (ma sottovoce).

Perché "urlo"? Perché ho da poco compiuto 26 anni... significa che sono molto più vicino ai 30 che ai 20.
Ecco, da oggi ho trent'anni! Non è vero, lo so, però è sempre meglio portarsi avanti, e poi, ragionando così, rimangono 30 almeno fino a 35, così non sbaglio di sicuro*.

Dicevo che sono 30 e non ho ancora concluso niente di serio nella vita, ma che razza di persona inutile sono?

Mah... sapete, fino a qualche ora fa questo argomento era quasi in grado di deprimermi, ma adesso, forse è colpa dell'ora tarda (tard'ora?), non mi interessa più; cioè, mi interessa un po', ma non troppo. Che poi ho programmato di morire a 433 anni (preferibilmente ucciso da un colpo di Stato, perché per quell'epoca dominerò il mondo ovviamente), quindi ho 400 anni e spicci per fare cose serie... ovviamente tutto questo accadrà se quando mi lancerò dal paracadute non si dovessero verificare degli imprevisti, perché prima o poi mi lancio, devo solo trovare il momento giusto; una volta mi ero convinto e sono morti qualcosa come 4 paracadutisti in 2 giorni, e queste sono cose che fanno pensare.

quello con la corona dovrei essere io, ma mi hanno fatto un po' più basso
Insomma oggi è il mio compleanno, se ci riesco faccio un regalo** a qualcuno, io non ne voglio. 

*ammetto che ogni tanto quando mi chiedono quanti anni abbia devo farmi due conti.
**magari definirlo regalo è un po' troppo, si tratta di tre fogli di carta.

lunedì 16 maggio 2011

choose your destiny!

Tanto tempo fa, in una camera non troppo lontana (ma anche in altri luoghi), un imperatore malvagio era solito ripetermi queste parole*:



Parole sante le sue! E pensare che provenivano dalla bocca di un sadico assassino che aveva in mente solo la distruzione totale della Terra.

In pratica credo che sia arrivato il momento di prendere una decisione chiara, per non correre poi il rischio di diventare stronzo, anche se, volente o nolente, alla fine stronzo ci diventerò lo stesso. Probabilmente è proprio questo fatto dell'essere o apparire stronzo che mi frena un po', perché la decisione io l'avrei anche mezza presa, ma come dirlo riuscendo ad apparire il meno stronzo possibile?

Questo è il dilemma, perché si fa presto a chiamare stronzo qualcuno, ma avete mai provato a mettervi dall'altra parte del muro? Io non ho mai sentito parlare di donne stronze, se non in casi veramente eclatanti, invece noi siamo tutti stronzi, indistintamente, sempre e comunque, non abbiamo scusanti, l'equazione schematizzata qui sotto è valida per tutti
Io questo assioma non l'ho mai capito, mi servirebbe un confronto, magari a quattr'occhi, con qualcuno che possa spiegarmi come funziona la cosa, perché è facile dare a qualcuno del "secondo membro dell'equazione" (basta con il turpiloquio... ma membro lo potevo dire?), perché i punti sono due:
  • siamo proprio fatti così, quindi è inutile che ce lo dite, perché lo sapete in partenza quello a cui andate incontro;
  • lo dite a tutti, indipendentemente dal comportamento; e allora io per quale motivo mi pongo il problema?
Spero che qualche esperta (perché sono certo che non c'è un uomo al mondo che abbia chiara la faccenda) sia in ascolto e si palesi per sciogliere i miei dubbi in merito... magari anche abbastanza in fretta, perché prendere tempo fa aumentare esponenzialmente le dimensioni del "secondo membro" (ecco, l'ho ridetto) e io vorrei, al massimo, un destino** da stronzetto.
Grazie!

*per chi non può sentirle, le parole erano quelle del titolo del post.
** giusto per citare nuovamente il titolo.

lunedì 18 aprile 2011

gira che ti rigira

Una rapida successione di cose che girano:
  • il mondo;
  • il Sole intorno alla Terra (ma questo solo per alcuni);
  • la Terra intorno al Sole (per tutti gli altri);
  • le lancette degli orologi analogici;
  • gli ingranaggi;
  • le teste;
  • i criceti;
  • i criceti nelle teste;
  • la ruota;
  • Victoria Silvstedt;
  • le telecamere;
  • altre cose che se volete potete ricordarmi;
  • last but not least LE PALLE (in questo periodo vorticosamente).

lunedì 21 marzo 2011

solo un appunto

Oggi inizia la primavera, la stagione in cui la natura si risveglia, gli animali escono dal letargo, i fiori sbocciano e ricominciano le allergie, utili in quanto ricordano a chi ne soffre due cose:
  1. quanto è bello respirare;
  2. quanto è bello non respirare se ti trovi in una metropolitana piena di gente dopo che a metà mattinata è uscito un sole che ha fatto lievitare la temperatura, quindi le persone ammassate intorno a te sono composte al 90% di sudore.
Detto questo oggi è anche la giornata in cui il mio telefono si spense, anzi, per essere precisi si spense e si accese autonomamente al solo passaggio del mio dito su un qualunque tasto, poi si spense (stavolta al premere del tasto giusto) e non si riaccese più.
Praticamente sono rimasto senza telefono, non lo uso molto, quindi non è proprio un dramma, ma a volte risulta utile, quindi credo sia necessario reperirne un altro... e questo è il vero dramma.

Premettendo che:
  • non sono per niente aggiornato sui telefoni;
  • non ne voglio uno enorme, e adesso sembra che esistano solo quelli;
  • è facile che le cose mi cadano dalle mani;
  • non voglio un telefono più smart di me.
Chiedo a chi per caso passa da queste parti: siete in grado di consigliarmi un telefono?
una persona mi ha consigliato questi*
Se la risposta alla domanda qui sopra è "sì", per favore, potreste consigliarmene uno?

Attendo pareri di esperti e inesperti. Grazie!

*il secondo si chiama Easy Use Lady, quindi vi linko il video di Easy Lady, per forza.

mercoledì 16 marzo 2011

Maico lui

Qualche giorno fa, tornando dall'università, incontro alla fermata del treno un mio compagno di classe delle elementari; da quello che ricordo è più o meno da quel periodo che non mi capitava di parlare con lui.
Questo incontro fortuito mi ha fatto capire una cosa... no, non ho capito che è piacevole parlare con persone che conosci da sempre, ma che non incontri spesso; ho capito di essere mezzo sordo.

Sarà che il treno non è proprio silenziosissimo, sarà che tre quarti del mio cervello dormivano, sarà che magari lui ogni tanto non parlava con un tono di voce così alto (e altrettanto facevo io, perché quando ti rendi conto di non sentire ti viene il terrore di urlare e allora, per evitare, il tuo tono di voce diventa quasi inudibile) o semplicemente sarà che il mio solito infelice periodo allergico sta iniziando sul serio, ma nella mia testa (o almeno nel quarto di cervello ancora "sveglio") si rincorrevano questi pensieri:
Che ha detto?
Magari adesso seguo il labiale e cerco di interpretare la parte iniziale del discorso... no, è inutile, non ho capito proprio niente.
[a questo punto il cervello si dissocia dal corpo e inizia a dargli consigli su come agire]
Senti, io, senza sapere né leggere né scrivere (in quanto cervello, di suo, non ha occhi per leggere e mani per scrivere) ti consiglio di proporre un sorriso di circostanza e un lieve cenno con la testa che potrebbe essere interpretato come un "eh sì!".
Secondo me funziona.
Fortunatamente il cervello aveva ragione, ha funzionato; ancora più fortunatamente non mi aveva fatto una domanda o, se me l'ha fatta, la risposta poteva essere un sì oppure, più probabilmente, non ha avuto il coraggio di farmi notare che non stavo rispondendo...

se volete vi presto UN orecchio, tanto...
Il brutto è che in questo periodo mi capita spesso di non capire quello che mi si dice, e quando inizio a non sentire qualcuno è la fine, perché il problema non è una frase in particolare, non capisco proprio una mazza; inoltre, dopo 25 volte che chiedo "come?", mi sembra veramente poco carino continuare su quella strada e si ripresenta il mio sorriso abbinato al cenno di assenso, il che mi fa sembrare più ebete di quanto non sia (se questo è possibile) e magari mi impedisce di venire a conoscenza di alcune grandi verità della vita, tipo:
Che fermata è la prossima?
Se qualcuno dovesse conoscere la risposta è pregato di scriverla a voce alta.
Grazie.

PS: in giro ho trovato questo post scritto da qualcuno che ogni tanto, proprio come me, non sente, secondo me è molto interessante e per questo lo linko.

PPS: e se non avete colto la citazione nel titolo del post... beh... dai!

mercoledì 2 marzo 2011

abbasso le giovani marmotte

Avete presente quelle cose che sembrano esistere solo nei film e telefilm americani? Quelle cose tipo la famigli adi settimo cielo... ecco, da piccolo credevo che gli scout fossero qualcosa di quel genere; niente che potesse giungere ad inquinare il glorioso suolo italico.

Il liceo arrivò come una doccia fredda a risvegliarmi da quel sogno di bambino: nella mia classe c'erano ben tre esemplari di quella specie che io credevo quasi estinta alle nostre latitudini.
Mi avvicinai a queste tre persone, ignaro della loro appartenenza a quella strana setta che prevede delle regole di abbigliamento alquanto bizzarre (soprattutto se hai superato i dodici anni), sin dal primo momento mi resi conto che c'era qualcosa che non quadrava in loro, non sapevo bene cosa potesse essere, ma sentivo degli strani fremiti nella forza proprio quando mi trovavo al loro cospetto.

Col tempo conobbi soprattutto uno dei tre, per essere precisi una dei tre; voleva convincermi che fare parte degli scout non era una cosa così strana come pensavo: mi raccontava con orgoglio delle loro uscite, di quelle cose incomprensibili che fanno, del darsi i nomi di animali strambi, delle "medaglie"... ma non riuscì a farmi credere che fosse una cosa divertente.

La mia idea rimaneva la stessa, anche perché era fondata su solide basi che costruite nel corso degli anni: da sempre non sono la persona più attiva del mondo; credo che se qualcuno ha inventato il bagno un motivo c'è; credo che se esiste il letto valga la pena di usarlo; soprattutto, mi sono sempre chiesto a cosa potrebbe servire essere in grado di montare una tenda quando hanno inventato questa. Non sarebbe più utile sapere come richiuderla?

Ritornando alla mia amica scout, ricordo che mi raccontavano di gente che non si lavava, di zanzare a più non posso, di mancanza di bagni (sì, l'ho già detto, ma per me è una cosa fondamentale), credendo in questo modo di farmi appassionare allo spirito dell'avventura tipico di quei tizi malvestiti; nel frattempo, nella mia ingenuità, avevo trovato un'unica giustificazione che poteva farmi pensare ad una qualche utilità dei campi scout: credevo che di notte iniziassero comportamenti quantomeno osceni, ma, sempre basandomi sui suoi racconti, non accadeva niente del genere, e questa non è una bella cosa.

Non passò molto che io iniziai a palesare le mie perplessità, anche in modo abbastanza diretto, la mia opera di convincimento era finalizzata ad un solo obiettivo: estinguere per sempre gli scout dal suolo italico.
La mia ambizione era grande, e presto dovetti desistere, ma prima di arrendermi non potevo non impoverire almeno di un elemento le fila del mio arcinemico temporaneo; non passò molto che annientai l'entusiasmo della mia amica, la mia aura densa di malignità invase il suo mondo fatto di boschi, animali, tende e nodi, l'aria di quelle montagne si fece irrespirabile, il famoso fazzoletto (simbolo di ogni male) da scout divenne un fardello troppo grande e, alla fine, riuscii a spezzare il cordone ombelicale che legava una persona a me cara ad un gruppo di esseri sinceramente imbarazzanti, perché, mi ripeto anche qui, se hai passato i dodici anni non puoi andare in giro conciato in quella maniera (a meno che tu non sia tirolese praticante).

Questa triste storia di menti traviate, inganni, cerbiatti, coniglietti e salvifiche esalazioni mefitiche non è fine a se stessa, perché rende bene l'idea del mio atteggiamento di fronte ad entusiasmi smodati; in generale affondo e affosso le convinzioni altrui, non tanto per convincere gli altri del fatto che la ragione è in me, quanto per verificare la solidità delle convinzioni di chi ho di fronte. Questo non accade solamente di fronte ad un comportamento che io credo essere sbagliato, ma capita anche quando sono profondamente in accordo con qualcuno, e questo mi fa apparire "leggermente" rompipalle.

E non dite che non ve l'ho detto.

domenica 13 febbraio 2011

accadde una sera

  • specificare che i biglietti che volevo erano quelli dello spettacolo delle 22.00;
  • fare una cena che cena non è;
  • ritrovarmi al tavolo vicino a quello di una persona conosciuta;
  • diventare un bel po' rosso;
  • essere divertito dalla lampadina sopra al tavolo che si accendeva e spegneva quando voleva;
  • comprare quasi mezzo chilogrammo di caramelle;
  • entrare al cinema e trovare il proprio posto occupato;
  • scoprire che alla fine mi hanno dato i biglietti per lo spettacolo delle 19.45;
  • cercare qualche posto libero;
  • sperare che non arrivi il possessore del biglietto giusto;
  • mangiare quasi mezzo chilogrammo di caramelle.
Questo è successo durante un "appuntamento"; tralascio i particolari scabrosi (anche perché non ce ne sono).

Secondo voi quanto posso essere apparso cretino/imbranato/me?
Per rendere la vostra valutazione più facile, vi fornisco questo pratico imbranatometro tascabile che va dal Richard Gere di American Gigolò al Mr Bean di Rowan Atkinson:


Promemoria per la prossima volta:
  • controllare l'orario sul biglietto del cinema;
  • se cena deve essere, che cena sia;
  • scegliere un posto in cui è improbabile incontrare gente nota (se esiste);
  • non strafogarsi di orsetti gommosi;
  • ci sarebbero altre cose da cambiare, ma per quelle mi ci vorrà un po' di tempo...

martedì 11 gennaio 2011

scat film [made in mulino bianco]

Non troppo tempo fa qualcuno mi ha detto che ho una visione edulcorata della realtà, sul momento pensavo si sbagliasse, poi, però, fermandomi un attimo a pensare, mi sono accorto che forse è vero: ogni tanto penso che intorno a me sia pieno di famiglie del mulino bianco, evidentemente non è così... e forse è una fortuna, perché non sopporterei la visione costante di famiglie esemplari, anzi, probabilmente me ne basterebbe una per farmi innervosire, e non poco.
Probabilmente l'unica famiglia ideale che potrei sopportare è questa:


Chissà poi da dove viene questo "odio" per la perfezione? Sì, spesso chi ci propone un'immagine apparentemente perfetta nasconde qualcosa, ma magari qualcuno che si avvicina alla perfezione esiste veramente, e disprezzarlo solo perché "migliore" degli altri potrebbe essere un peccato. In ogni caso io non ci riesco, non posso fare altro che tenermi lontano da cose del genere, è più forte di me.

E poi vorrei capire da dove viene questa mia visione distorta della realtà; non sarà che sono proprio io la causa di tutto questo?
Tempo fa (non saprei dire quanto), per cercare di arginare cinismo e insicurezza, ho deciso di impormi di essere ottimista, forse ho preso la cosa talmente sul serio che ormai sono diventato un ottimista cronico... eppure, se penso al futuro, non vedo niente di così bello, anzi, l'ansia sale a livelli stratosferici... mah?!?

Chi ci capisce qualcosa è bravo, e io non lo sono di certo.

Ma voi, da 1 a 10, quanto riuscite a sopportare una famiglia modello? E per quanto tempo riuscite a non ridere di fronte a chi vuole presentarsi come la persona perfetta?

PS: evviva Candy Mary Candy che mi ha permesso di sapere cosa sono è uno scat film (che schifo)!

mercoledì 5 gennaio 2011

sindrome dell'orsetto gommoso

Tanto tempo fa, in un paese non troppo lontano, un certo Albert Einstein, partendo dal concetto che non esiste una velocità superiore a quella della luce, disse che il tempo è relativo.

La cosa non mi era molto chiara fino a quando non mi hanno fatto questo esempio: ci troviamo su un treno* che viaggia ad una velocità prossima a quella della luce, decidiamo di alzarci e di cominciare a correre nella direzione di marcia del treno; a questo punto, sommando la velocità del treno a quella della nostra corsa, potremmo rischiare di superare la velocità della luce, siccome una cosa del genere è impossibile, la nostra corsa deve, per forza di cose, essere lentissima; tenendo conto del fatto che correndo ci spostiamo di un determinato spazio, per rallentare deve necessariamente aumentare il tempo in cui percorriamo quello spazio, ma in che modo? Non ce ne accorgeremmo, ma il tempo inizierebbe a scorrere molto più lentamente per noi che corriamo (e anche per chi non corre) sul treno che per le persone rimaste a terra. Tutta questa cosa per cercare di spiegare quel poco che ho capito delle ragionamento fatto dal mio illustre quasi omonimo, se non sono stato chiaro, qui espongono il tutto in modo comprensibile, o almeno così mi sembra.

Perché questa piccola (nemmeno troppo) parentesi fisica? Perché ultimamente noto che la gente intorno a me si muove a velocità prossime a quella della luce, c'è chi inizia a lavorare, chi si laurea, chi sta finendo la tesi, chi inizia una convivenza, chi si fidanza ufficialmente (con tanto di anello)... e io, che non riesco neanche a dare un esame dal 15 ottobre 2010. Pensandoci bene non so chi è che viaggia più velocemente, magari sono proprio io, effettivamente questo spiegherebbe perché mi sento bloccato nel tempo.

Probabilmente non mi sono spiegato benissimo, quindi userò questi tizi qui sotto per dire cosa intendo realmente.
Gli orsetti gommosi; immaginate per un attimo di essere uno di loro, sicuramente i vostri movimenti saranno rallentati da tutta quella gelatina, che vi renderà anche difficoltoso ascoltare e comunicare con chi si trova fuori da quello strato traslucido.
Ecco, io mi sento così, come un orsetto gommoso, intrappolato all'interno di uno strato di gelatina talmente spesso da rallentare anche lo scorrere del tempo; i suoni che arrivano qua dentro sono ovattati e le immagini che vedo distorte, come se arrivassero da un posto lontanissimo, anche quando in realtà dovrei rendermi conto che quello che mi accade non può essere così distante da me, e sicuramente le mie "nonreazioni" avranno, prima o poi, delle ripercussioni sul mio presente (rallentato).

A differenza dei miei ultimi momenti di down, adesso non mi sento nemmeno "angosciato", parafrasando Claudia Gerini in Viaggi di nozze:
So' popo apatico!
Che forse è peggio...

*ovviamente il treno in questione è partito in ritardo.