Al mondo esistono cose talmente brutte da meritare una nonrecensione. Esistono cose talmente brutte che non hanno i requisiti per essere nonrecensite. Esistono cose talmente brutte che necessitano di un reboot. Esiste la serie di Twilight.
Ora c'è qualcosa di peggio.
Iniziamo con il libro.
TWILIGHT
Quella sera l'aria sapeva di pomeriggio*, il sole filtrava dalle
veneziane semichiuse. Non amava la luce Ed, non la amava in generale e oggi, dopo il suo ultimo fallimento, non riusciva proprio a sopportarla.
Nell'angusta stanza al terzo piano del numero 36 di via le mani dal naso, una squallida palazzina di quelle che negli anni '60 spuntavano improvvisamente come brufoli sul viso di un quattordicenne brufoloso, oggi c'era un insolito silenzio; tutto taceva, tutto sembrava tranquillo, ma, in quella stanza, nulla lo era.
Entrando non si poteva fare a meno di notare quanto quello spazio fosse riempito da un vuoto quasi opprimente; niente orpelli nel loro lavoro: due scrivanie, una di fronte all'altra; due
sedie di quelle scomode per i clienti; due poltrone; Ed e J. Con un'unica occhiata si poteva vedere il marciume che grondava da quella stanza; il pavimento, con le sue assi staccate, scricchiolava a ogni passo; sulla parete di fondo era ben visibile una larga chiazza di umidità che si estendeva fino al soffitto; aprendo la porta l'odore di fumo e muffa ti arrivava dritto allo stomaco. Nessun loro cliente avrebbe mai notato tutto questo, perché se cerchi Ed e J devi essere pazzo, ubriaco o talmente disperato da essere disposto a tutto.
- Interno 8.
l'ubriacone del quarto piano aveva deciso di smaltire la sbronza nell'androne del palazzo anche quella notte, le sue parole sbiascicate a stento arrivarono fino alla stanza di Ed e J: l'interno 8 appunto. Erano le 14:27, il caldo umido di quell'inizio giugno era insopportabile, i giornali dicevano che questo era il mese più caldo degli ultimi 53 anni, ma i giornali ormai non erano più credibili da tanto, forse proprio da 53 anni; il caldo, in ogni caso, era vero e nessuno usciva di casa alle 14:27 senza un motivo.
L'ascensore iniziò a emettere i soliti cigolii, si fermò al terzo piano, un passo, due passi, tre passi. Dietro la porta semitrasparente dell'interno
8 apparve una sagoma esile, nervosamente, la sagoma bussò due volte e, senza attendere alcuna risposta, entrò nella stanza.
Era una ragazza abbastanza giovane, troppo magra e quasi insignificante, una di quelle che non noteresti mai; ben presto si sarebbe rivelata anche noiosa. Al suo ingresso Ed ebbe un fremito: aveva iniziato a sentire l'odore del suo sangue mentre lei era ancora in strada, ora la stanza gli sembrava satura di quell'aroma e si tratteneva a fatica dal saltarle addosso per nutrirsene.
J non era uno di tante parole, quello che sapeva parlare era Ed, ma adesso Ed era seduto, immobile, non aveva mosso un muscolo da quando la donna era entrata nella stanza, temeva che se l'avesse vista non avrebbe potuto resistere all'istinto di saltarle al collo, per questo se ne stava lì, a fissare la chiazza di umidità sulla parete; non era la prima volta che capitava, quindi toccò nuovamente a J capire cosa volesse quella ragazza insipida.
Disse di chiamarsi Isabella, Isabella Swan. Swan: cigno; forse in un'altra vita lo era stata, adesso sembrava solo un brutto anatroccolo denutrito. Era lì, in piedi, di fronte alla scrivania, quelle sue gambette ossute non riuscivano a rimanere ferme, Ed era infastidito da quel continuo movimento, lo distraeva, aveva quasi voglia di frantumarle le rotule a forza di mazzate, ma in quella stanza non c'era una mazza; questo pensiero lo fece sorridere per un momento. Cercò di concentrarsi per ascoltare le parole della ragazza, ma quelle gambe!
Dovette insistere non poco per riuscire a farla
sedere, il pensiero di quelle ossa nascoste solo da un sottile strato di pelle non era totalmente sparito neanche in quel modo, ma almeno ora non le vedeva più e questo bastava per permettergli almeno di sentire la voce noiosa della ragazza insipida.
|
ho detto insipida, non... lasciamo stare. |
Isabella cominciò nuovamente a parlare, fu in quel momento che J si accorse per la prima volta dell'odore di marcio che usciva dalla sua
bocca: ogni parola della ragazza era intrisa di putrefazione; i suoi discorsi non avevano alcun senso e, in sostanza, non si capiva per quale motivo fosse arrivata a chiedere il loro aiuto, ma J sapeva: Isabella era morta e non se n'era accorta.
Capitava, di quando in quando, che la Morte si trovasse di fronte un individuo talmente insulso da essere ignorato perfino da lei, o almeno questo è quello che dicevano alcune vecchie leggende; di certo Isabella era insulsa e, molto probabilmente, lo era così tanto da meritarsi di essere ignorata perfino dalla trista mietitora.
Avevano già avuto un caso del genere, lui era Mike B., ma quella volta era stato lui a rifiutare la morte, perché aveva risposto male a una sua domanda e il notaio aveva detto:
- No.
Stavolta era tutto diverso, per farla finalmente andare dove doveva andare, per dove doveva andare, dovevano trasformarla e renderla, almeno in apparenza, una persona interessante. Dovevano ingannare la Morte.
J disse alla ragazza che si sarebbero incontrati alle 4:00 nel bel mezzo del quadrilatero delle vittime, fashion victim, s'intende (più precisamente all'incrocio tra la quarta strada, via Quarto, via dei quattro cantoni e quella via, di cui non ricordava il nome, dove c'è la sede di Quattroruote), poi spiegò la situazione a Ed, che ormai si era abituato all'odore del sangue della ragazza e, da diligente membro dell'Associazione Nazionale Vampiri Emo Vegetariani (ANVEV), aveva ormai raggiunto il pieno controllo sul proprio istinto.
|
socio ANVEV dal 1962. |
Era giunto il momento di mettersi al lavoro, avevano poco più di un'ora di tempo per prepararsi all'azione. J sapeva che in una situazione del genere avrebbe dovuto dare libero sfogo a tutti i propri poteri, fu per questo motivo che disse a Ed di aspettarlo fuori dalla stanza. Il vampiro si chiuse la porta semitrasparente alle spalle.
Sapeva che J era un licantropo speciale, ma non aveva mai avuto l'occasione di vedere le sue sembianze animali; dall'interno della stanza provennero grida strazianti, suoni talmente acuti da far incrinare il vetro della porta, poi il silenzio, uno strano odore di fragola si diffuse per le scale, la porta si aprì e J mostrò il suo vero aspetto: era un mini pony viola, il suo crine aveva i colori dell'arcobaleno ed era il suo alito a odorare di fragola; Ed lo guardò con aria incuriosita, poi, dalla tasca sinistra della sua pelliccia ecologica, prese una spazzola ed iniziò a pettinare quella chioma che già invidiava al suo collega. J nitrì stizzito qualcosa che somigliava a un "che mazzo fai", con un mezzo inchino invitò Ed a salirgli in groppa e, insieme,
volarono fuori dalla finestra delle scale alla volta del luogo dell'appuntamento.
Fine del primo libro.
(continua...)
TWILIGHT - IL FILM
Neanche il tempo di sbancare i botteghini delle librerie, ed ecco che la grande macchina della produzione Transformers già stanziava i primi fondi per portare a casa un nuovo successo planetario.
Ovviamente nel ruolo di Bella viene chiamata la Dea - per i robottoni - Megan Fox: per ovviare al problema delle caviglie grosse rispetto alle gambe scheletriche della protagonista del libro il Transformer chirurgo applica immediatamente una liposuzione alla diva, rendendola perfetta per la parte.
Ad impersonare il romantico e schivo Ed una vera sorpresa:
Cannibal Kid, che dopo il successo della serie "Teen, il cucciolo eroico" è sulla
bocca di tutti gli esperti di settore.
Il ruolo di J, dopo una battaglia all'ultimo
steroide, è assegnato a
John Cena, che ha promesso almeno una mossa spaccaschiena sul suo collega.
Per poter portare a casa un vero e proprio successone, però, mancava il tocco magico del regista: a questo punto, a seguito di una sessione di preghiera del Kid e dei Transformers - ebbene sì, anche Cannibal è parte del culto foxiano - la sovrana dei pollici deformi delibera che a dirigere questo primo capitolo, rigorosamente in 3D, sarà James
Cameron, regista amatissimo dal protagonista maschile, che, come verrà dichiarato in seguito, ha avuto con lo stesso anche un rapporto di tipo sentimentale e molto bromantico.
|
Indovina chi: qual è Cannibale? |
Le riprese, studiate nel dettaglio e realizzate in più di
cinquanta differenti locantions pur essendo quasi ed esclusivamente interni che potevano essere replicati in studio, mettono in campo tutto il meglio della tecnologia umana e non, tanto che alcuni dei Transformers vengono modificati per divenire carrelli, steadycam e via dicendo.
Ad ottimizzare l'effetto del 3D vengono inserite delle riprese speciali della Fox intenta a compiere la sua mossa favorita, quel
Samoan Spike che tante vittime aveva mietuto non troppo tempo prima: per gli spettatori in sala la sensazione sarebbe stata quella - terrificante - di avere il
pollice della protagonista pericolosamente vicino alla faccia, in primissimo piano: una cosa che neppure gli
horror più estremi avevano osato.
Cannibal e John Cena, nel frattempo, divengono inseparabili sul set, con il popolare wrestler che giura che, sotto l'effetto del sangue finto utilizzato nelle riprese, Kid ha dichiarato di voler partecipare ad un evento della WWE, le fonti più vicine agli attori rivelano che potrebbe trattarsi addirittura di Wrestlemania, per una sfida contro Undertaker nella speranza di interrompere la leggendaria streak vincente di quest'ultimo.
Incredibilmente, questa volta tutto fila liscio, tanto da cementare nei Transformers la fede in Megan Fox: il film è girato a tempi di record - 20 giorni appena -, e Cameron, da bravo perfezionista, dedica alla post produzione soltanto una settimana, confezionando per Prime e soci un prodotto di altissima qualità nonchè legato alla redditizia industria degli
occhialini di plastica che il pubblico si ritrova a dover forzatamente acquistare con il biglietto, pena l'espulsione dalla sala con un Samoan Spike d'antologia.
Trama pessima, interpretazioni agghiaccianti - pare che tutti e tre i protagonisti siano destinati al Razzie Award -, confezione di lusso sfrenato ed esplosioni come ogni film in 3D richiede: tra queste una vertiginosa sequenza con la soggettiva di una goccia di sangue dal corpo di Bella allo stomaco di Ed.
Tutti felici e contenti, dunque?
Ebbene no.
I Transformers, agghiacciati dalla parcella presentata da Cameron riguardo il suo compenso ed il costo delle riprese, si ritrovano a dover vendere parti dei loro corpi come ricambi per auto in modo da venire incontro alla crisi e contenere i costi, ritrovandosi poi in gruppo di preghiera - ovviamente con il fu Cucciolo Eroico - in modo da chiedere consiglio alla Megan divina.
Detto, fatto, e l'attrice, inviperita per il trattamento riservato da Cameron ai suoi fedeli, colpisce il regista con un Samoan Spike reso ancora più violento dal supporto fornito da Cena nello spingere il pollice dritto dritto nella gola dell'uomo.
Con Cameron ko e ridotto ad un vegetale, alla produzione si presenta una domanda fondamentale in vista della realizzazione del secondo capitolo: chi sarà dietro la macchina da presa?
|
James Cameron dopo la cura. |
Nel silenzio imbarazzato, un pensiero attraversa le menti di tutti.
Un pensiero legato alla
Fede.
Il nuovo regista poteva essere solo uno.
Ma questa è un'altra storia...
*
qui ho citato Woody Allen, anzi no.