sabato 20 novembre 2010

in mediA stat virtus [?]

Oggi, uscendo dal mio account di flickr, mi sono ritrovato nell'home page di yahoo dove è comparsa questa notizia, che mi ha fatto riflettere un po'.

Prima di tutto mi sono chiesto cosa avrei fatto al posto di David Tally?
Probabilmente, se fossi stato io, con una casa e una famiglia alle spalle, avrei agito come lui (anche perché mi capita spesso di perdere qualunque cosa, quindi capisco come ci si sente), ma se fossi stato proprio lui non credo di conoscere quale sarebbe stata la mia reazione. Avrebbe vinto l'istinto di sopravvivenza o il senso di colpa? Mistero (come direbbero Enrico Ruggeri e Raz Degan).

La seconda riflessione deriva dall'apparente inutilità* della notizia, e riguarda in generale, la mia percezione in merito all'informazione fornita da TG e TV.

In base alla mia esperienza da spettatore, mi sono subito chiesto quanto sia corretto dividere il tempo che dovrebbe essere dedicato all'informazione in questo** modo:
  • 70% cronaca nera (cercando di trattare i fatti, come se si stesse raccontando un film dell'orrore);
  • 29% politica. Ovviamente non si sentirà mai parlare di azioni concrete in questi servizi, ma solo di frasi pronunciate da Tizio o risposte di Caio a Sempronio (quando queste affermazioni non provengono dalla mente di Capitan Ovvio, risultano essere più o meno di questo tipo);
  • 1% il resto.
Quali sono le notizie che "meritano" di essere comunicate, e chi lo stabilisce?

Qualcuno potrebbe dire che siano gli ascolti a comandare tutto il meccanismo, ma, se l'Auditel riesce a rappresentare la realtà di chi guarda la TV (e questo, secondo me, è tutto da dimostrare), alla fine dovremmo essere noi spettatori a decretare il successo di una trasmissione. È veramente così?

Faccio un esempio pratico:
nell'ultimo periodo si parla sempre, dovunque e comunque di un solo "caso" (e lo definisco semplicemente "caso", perché non voglio usare quel nome per farmi trovare dai motori di ricerca, e comunque penso sia chiaro cosa intendo), tralasciando il fatto che spesso non c'è alcuna informazione, ma l'argomento si deve trattare, perché è la notizia del momento, mi domando come posso esprimere il mio punto di vista, come posso far capire che, arrivati a questo punto, credo sia meglio attendere e fare un po' di silenzio?
L'unico modo per esprimere il mio pensiero sarebbe cambiare canale, ma il "caso" monopolizza quasi tutte le trasmissioni di "informazione", quindi le mie alternative si riducono a:
  • guardare il GF (o simili), che non credo abbia a che fare con l'informazione ed equivale, più o meno, a "spegnere il cervello" (e con questo intendo "cercare una distrazione, non pensare");
  • spegnere la TV.
In entrambi i casi il mio comportamento non cambierebbe la situazione, perché non faccio parte del campione rappresentativo (mi pare giusto, effettivamente non sono molto rappresentativo).

Forse sono io, ma in questi mesi monopolizzati dal "caso", ci sono state notizie che mi hanno colpito e spaventato molto di più, specialmente quelle relative ai nuovi sviluppi legati alla storia di queste due Persone, che proprio comuni non definirei (purtroppo).

In sintesi le mie domande di oggi sono:
  1. Chi sceglie quali sono le notizie "importanti" da rendere note?
  2. Perché i delitti più efferati vengono trattati come delle sitcom?
  3. Lo scopo dell'informazione è quello di far conoscere cosa accade intorno a noi, portare alla luce fatti nascosti (che ledono l'interesse comune) o soddisfare un insano istinto voyeuristico?
  4. Chi realizza tutti i plastici di Bruno Vespa?
  5. Gli organi di informazione rappresentano lo stato del Paese?
  6. È sensato pensare che un TG possa trasmettere anche un qualche tipo di valori?
PS: mi rendo conto che il post è molto poco lineare e alcune domande poco chiare, ma la poca chiarezza rispecchia totalmente il mio pensiero su questo argomento.
PPS: il titolo del post è stato ispirato da una citazione, opportunamente storpiata da me, che cammina qui di lato.

* ammessa e non concessa l'inutilità del bene.
** il concetto espresso qui non vale per Studio Aperto, che divide il suo tempo in parti uguali tra gente seminuda e servizi assurdi (tipo ufo e simili).

 
Bert

2 commenti:

  1. Dicevo che la citazione mi era familiare ;D... ma non c'era bisogno che me l'attribuissi; mica è mia?! .. eheh... :P

    Venendo al post, mi trovi d'accordo con te in toto, e mi sento di rispondere alle tue domande con un'altra citazione (orami c'ho preso gusto... eheh...:P):«Nous ne devons pas travailler au spectacle de la fin du monde, mais à la fin du monde du spectacle» («Noi non dobbiamo lavorare allo spettacolo del mondo, ma alla fine del mondo dello spettacolo»)
    Studiando il pensiero pioneristico di questo signore qui, mi si sono chiarete abbastanza le idee riguardo i meccanismi che governano la società odierna: oggi, l'imperativo dei media è la spettacolarizzazione di tutto ad ogni costo (e quella del dolore fa tantissima audience...), seguendo sempre di più la voglia di curiosità, voyeurismo del pubblico in genere. E la qualità dell'informazione ha risentito parecchio di tutto ciò.

    Scusami se mi sono dilungato come mio solito, ma l'argomento mi prende parecchio... e ce ne sarebbe da discutere tanto... ;P

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  2. Io il TG non la guardo più da anni.
    Tanto è sempre lo stesso. Se tu cambi i nomi, le informazioni sono le stesse di 20 anni fa (solo che una volta si parlava in toto).
    Detesto.

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