Ispirato dal primo (e finora unico) commento al post precedente, ho deciso di cercare di descrivere il mio modo di pensare e quindi anche il mio modo di scrivere.
Anche se il titolo lascerebbe presagire benaltro, tenterò di essere il più chiaro e lineare possibile, dividendo in punti la mia analisi.
1. SUI MIEI SCHEMI DI RAGIONAMENTO
Sebbene la situazione non mi sia ancora del tutto chiara, è certo che ho acquisito da tempo l'incapacità di rimanere concentrato su un solo argomento: il mio talento principale è la distrazione, il divertissement.
La mia testa associa spesso significati inaspettati a situzioni comuni, per esempio mi capita spesso di collegare le parole tra loro solo a causa di come suonano o dei colori che mi ricordano. Quello che vale per le parole vale anche per le situazioni che mi trovo a vivere, mi è capitato di trovarmi in treno da solo (cioè senza persone conosciute intorno) e di iniziare a ridere perchè la mia testa collegava un movimento della persona seduta di fronte ad un viso noto, che era collegato ad un avvenimento specifico, che mi faceva immaginare una scena divertente in cui compariva qualcun'altro ancora... insomma partendo da un uomo seduto potrei arrivare a pensare qualunque cosa, ma veramente qualunque.
Personalmente trovo molto interessanti questi collegamenti apparentemente insensati, e mi piace scoprirne sempre di nuovi, che siano fatti dalla mia testa o dalle teste altrui.
esempio esplicativo: scrivendo quest'ultima frase mi è venuta in mente l'immagine di alcune teste stilizzate, senza occhi, bocca, orecchie e capelli, ma con dei nasi ben definiti. Queste teste fluttuano in uno spazio bianco e vuoto, ogni tanto si scontrano e il loro urto genera degli schizzi di colore ogni volta differenti.
2. SUL MIO MODO DI SCRIVERE
Essenzialmente cerco di scrivere come parlo, e di parlare come vorrei scrivere.
Il limite più grande è la mia scarsa conoscenza delle regole della lingua italiana, per esempio non sono mai riuscito a capire come posizionare correttamente i segni di punteggiatura, questa mia ignoranza da una parte mi lascia una grande libertà nell'uso di virgole, punti, punti e virgole e simili, ma dall'altra mi rende sempre dubbioso sull'effettiva chiarezza del mio messaggio.
3. RIASSUMENDO
Il mio modo di pensare in una maniera inusuale (almeno credo) e la mia conoscenza limitata del mezzo che uso per esprimermi, portano ad una probabilità di fraintendimento piuttosto alta.
Penso che il crearsi di questi equivoci non sia un male totale, infatti, secondo me, la mancanza di chiarezza può lasciare un margine di spazio abbastanza grande all'interpretazione di chi legge (o ascolta), ovviamente non è neanche un'aspetto totalmente positivo.
esempio esplicativo: esprimendo la mia idea durante un esame ho utilizzato la parola "simpatico" riferendomi ad un oggetto inanimato, il mio "simpatico" era riferito alla parola "simpatia" nella sua accezione più arcaica; dalla reazione del professore, ho facilmente intuto che aveva interpretato la mia frase come una stupidaggine da cancellare immediatamente dalla sua testa, mentre io cercavo di esprimere un concetto ben chiaro nella mia.
4. CONCLUSIONI
Con i tre punti qui sopra ho cercato di dire che scrivendo cerco di far capire quello che penso e sono.
Trovo che il commento che ha ispirato il mio post sia il più bel complimento che possa ricevere (almeno qui), se riesco a far perdere qualcuno grazie a (o per colpa di) quello che scrivo, mi fa sperare che un po' di me è riuscito a oltrepassare i miei evidenti limiti tecnici, e sono felicissimo di questo, ovviamente c'è bisogno di qualcuno disposto a interpretare i miei pensieri... non riesco a non pensare ad una cosa: come si è trasformato quello che ho scritto? Cosa è diventato?
Meglio fermarsi, o anche oggi mi perdo tra pensieri inesistenti e non concludo niente con il trasloco (inizio ad odiarlo).
Sospetto di non essere stato chiaro e lineare come mi ero auspicato ad inizio post.
Bert
mi pare che invece la punteggiature la usi come si deve. io invece abuso delle virgole e adoro il punto e virgola. cerco di evitare il punto esclamativo, che proust (forse) definiva "un applauso a se stessi".
RispondiEliminaIo invece cerco di usare un po' tutto, lasciare fuori qualcosa mi sembra un po' come discriminare... e poi un "autoapplauso" ogni tanto ci sta bene ne metto uno anche qui "!"
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