martedì 26 luglio 2011

differenze


Secondo questo contatore qui sopra, che dicono sia stato creato sulla base di alcuni dati forniti dalla (non dagli) WHO, all'incirca ogni 0,56 secondi, nel mondo, muore una persona. Insomma muore un sacco di gente, qualcosa come:
  • 107 persone ogni minuto;
  • 6.420 persone ogni ora;
  • 154.080 persone al giorno;
  • 4.622.400 persone al mese;
  • 56.277.720 persone all'anno.
E questi numeri aumentano proporzionalmente all'aumentare della popolazione mondiale, ovviamente.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una strage, alla morte di 1 cantante ventisettenne e a quella di 1 militare ventottenne.

Giustamente, il popolo di internet, alla notizia della morte di Amy Winehouse, ha voluto dimostrare il proprio dispiacere per la tragica fine di una cantante tanto apprezzata quanto giovane; c'è stato chi ha tirato in ballo la maledizione dei 27 anni, chi ha scritto che, considerando il suo stile di vita, quasi si meritava una morte prematura e chi invece ha semplicemente espresso la propria commozione. Appena ho letto della sua morte ho pensato che aveva solo un anno, quattro mesi e quattro giorni più di me, e questo mi ha fatto un certo effetto.

Due giorni dopo è stato ucciso David Tobini, parà di 28 anni in forza al 183esimo reggimento 'Nembo'. Spero di sbagliarmi, ma mi è sembrato che la partecipazione degli internauti a questa scomparsa sia stata... quasi assente.
Mi piacerebbe capire in che modo e per quale motivo si possa dire di partecipare in modo così sentito alla morte di una persona e, sostanzialmente, fregarsene di un'altra.

Forse scrivo queste cose perché conosco un paracadutista che in questo momento si trova in missione in Afghanistan; perché quando sento parlare di un militare ucciso il mio pensiero va immediatamente a lui e alla sua famiglia; perché penso che non dovrebbero trovarsi lì, ma ci sono e spesso rischiano di morire; perché quando, questo rischio si fa concreto, noi da qui teniamo solo il conto del numero dei morti e andiamo avanti come se nulla fosse, spesso senza nemmeno pensare che c'è una differenza notevole tra 40 e 41, quando questi numeri rappresentano delle vite umane.

Probabilmente sono io che non ci arrivo, ma mi infastidisce sapere che alcuni morti sono più importanti di altri.
Se qualcuno è in grado di fornirmi una spiegazione, mi farebbe piacere capire.

11 commenti:

  1. a me infastidiva il lutto mondiale per il papa, i funerali di raimondo vianello in tv e blablabla. Quando mia mamma mi telefona per dirmi che è morto qualcuno di famoso, rispondo sempre: Mi spiace, lo conoscevi?
    In realtà la morte della cantante un po' mi ha fatto effetto, perché la morte per overdose mi ha sempre fatto molto senso e molto male.
    I militari. Cacchio, mi dispiace anche per loro. Però Bert, perché tutta la rete non si mobilita mai per tutti i morti di Aids, di cancro, di malaria? Perché la vita di Amy Winehouse vale di più di quella di Tobini che vale di più di quella di un anziano all'ospizio?
    No, semplicemente ognuno ha il diritto di compiangere chi vuole.
    Baci.
    (sto un po' svalvolando)

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  2. Anche a me danno la nausea i processi di beatificazione mediatica (che poi, come nel caso di Woityla, hanno ripercussione anche sulla canonizzazione religiosa). Poi c'è bisogno ogni tanto di proiettare sul ventisettenne di turno le proprie paure, i sogni infranti, i rodo-den(d)tro, le fatiche e la propria, sopita, voglia di eccessi ed autodistruzione. Solo così mi spiego le morti di serie A e di Serie B.

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  3. Personalmente, mi approccio alla morte con rispetto, paura, e paragone con quello che vivo adesso.
    Mi spiego. Se muore un bambino in macchina di un anno e mezzo, non riesco a non pensare a mio figlio, che ho lì di fianco a me.

    Da qui il sentimento più o meno forte per le morti narrate da un tiggì.

    Nel caso di Amy Winehouse, la vicinanza era con me.
    Io ho conosciuto quel buio, quel baratro, quella paura. Ne sono uscita ed è stato difficile e so come ci si sente quando anche solo aprire gli occhi fa paura.
    Lei non è riuscita ad uscirne, e aveva solo due anni meno di me. E ne ho sofferto come fosse stata un'amica di mio fratello - non perché era famosa quindi, ma perché era sola, e spaventata.

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  4. A parte l'ansia che mi ha fatto venire quel contatore...ci ho pensato anche io e sono tremendamente d'accordo con Polly qui sopra.

    Ognuno ha il diritto di compiangere chi vuole...ed è ovvio, secondo me, che una ragazza che ha venduto più di 10 milioni di dischi ed è quindi famosa in tutto il mondo, avrà persone che piangeranno per la sua scomparasa un po' ovunque. Scomparsa che è giunta, checché se ne dica, inaspettata.

    Detto questo, a me personalmente spiace soprattutto per il valore artistico che aveva la Winehouse. Dopo lo stupore iniziale per la notizia della sua morte, mi sono sentito come privato di qualcosa. Tra un click e l'altro poi ho riascoltato le sue canzoni e nel mentre pensavo "cacchio, una così non ricapita più. Chissà quante altre meraviglie avrebbe potuto sfornare". Magari è pessimo da dire, però più che come persona, dato che mica la conoscevo, mi mancherà l'Amy artista.

    Forse è questo che rende per certi aspetti una morte diversa da un'altra. O le circostanze nelle quali questa avviene. Un soldato morto in Afghanistan fa purtroppo meno clamore perché quando si decide di scendere in guerra, la morte si deve mettere necessariamente in conto. Si sa che lì si rischia la vita e che il termine "missione di pace" è in realtà un termine più poetico rispetto a "GUERRA".

    Poi magari quando muore qualcuno di famoso si hanno dei ricordi che coinvolgono indirettamente quella persona, come nel caso della Winehouse possono essere ricordi associati alle sue canzoni. E quindi dispiace. Io quando ero più piccolino rimasi abbastanza sconvolto dalla morte di Gino Bramieri perché adoravo Nonno Felice e soprattutto il fatto che in famiglia ci prendevamo del tempo per guardarlo tutti insieme. Quando morì realizzai che quei momenti sarebbero finiti ecco.

    Comunque sticà, a proposito di morti, ho scritto un testamento. 'Rco Giuda.

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  5. Bert, questo post è un ottimo spunto per una discussione con le palle.
    E' vero che spesso si parla più facilmente della morte di un cantante, o di un attore, o in genere di personaggi famosi quasi fossero più importanti degli altri, ma in realtà credo che l'espressione del cordoglio per le celebrità sia un modo per tenersi lontana la morte.
    In fondo, come dice Polly, loro sono simboli, e non li conosciamo personalmente, quindi il disagio che proviamo è sicuramente meno devastante e "fisico" di quanto non potrà mai essere per i nostri cari: in qualche modo, è un pò come leggere la morte in un libro, o vederla in un film.
    Dall'altra parte, poi, il fatto che personaggi "leggendari" se ne vadano come noi ci permette, in una certa misura, di affrontare la cosa quasi con un pizzico di ironia e consapevolezza in più.
    A volte ci penso anche io: non sono certo famoso o un oggetto di culto planetario, eppure ho vissuto più di Jimi Hendrix, o Jim Morrison.
    In qualche modo, mi sento più forte di loro.
    Quando muore qualcuno "della porta accanto", invece, l'impressione che si ha è sempre quella che non c'è forza che tenga.
    Forse è un pò incasinato come pensiero, ma in fondo non è affatto roba facile, questa.

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  6. Bertuzzo.. torno qua e mi imbatto in un post tosto.
    bene, quello che penso è che mi dispiace se scompare un artista come mi dispiace se scompare un militare, o un attore o una persona qualunque, che non conosco e che non mi è vicina. Condivido Polly però, credo sia un nostro diritto compiangere chi ci pare, e se ci è più vicina una Winehouse, per la sua storia o per la sua arte, piuttosto che un Tobini, che va a scegliere una missione da 7000 euro al mese, scusami, ma credo sia legittimo.
    nessuna morte è di serie B comunque, certo è che il fatto di aver venduto milioni di copie di dischi fa sì che la conoscano molte più persone di un 'qualsiasi' militare in missione.
    e.

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  7. @polly: certo, è impossibile pensare di commemorare la morte di ogni persona sulla terra e ognuno ha sicuramente il diritto di compiangere chi vuole, ma volendo fare una statistica, si noterebbe che tutti compiangono la stessa persona... non è un po' strano?

    @El_Gae: dici che vedere morire qualcuno fornisce una sorta di consolazione, della serie "se muori tu che potevi avere tutto, io, che ho poco o niente, sto meglio di te perché sono vivo"?

    @Nespola sull'albero: è naturale e inevitabile sentirsi vicini a chi ha vissuto esperienze simili alle nostre... forse noto questa differenza di trattamento proprio perché li considero una ragazza e un ragazzo dall'età simile alla mia, non una cantante e un militare.

    @Gigi: in guerra la morte è da mettere in conto, ma anche se vivi dividendoti tra alcol e droga sai a quali risch vai incontro; a quel punto hai solo due strade di fronte: convincersi di essere immortale o ammettere la possibilità e cercare di evitarla.
    Personalmente, se penso alla persona Amy Winehouse sono dispiaciuto, se penso all'artista sono semplicemente arrabbiato.

    @MrJamesFord: non so, il fatto è che mi pare strano leggere tante persone dispiaciute per questa morte; vorrei chiedere a ognuno di loro il motivo di questo dispiacere. Sei dispiaciuto perché ti senti vicino alla sua esperienza come dice Nespola sull'albero? Perché pensi che fosse un'artista eccezionale e con la sua morte ti ha privato di qualcosa? Per il modo in cui è morta? Per un motivo che a me non viene in mente?
    PS: sarà che a 27 non ci sono ancora arrivato, ma non riesco proprio a sentire questa forza.

    @emanuelas: certo, più che legittimo, ma è anche leggitima la mia perplessità, no?
    Giusto per dire, quelli che conosco che hanno scelto una missione da 7000 euro al mese, non l'hanno fatto per i soldi.
    PS: se fossi tornata un paio di giorni fa ti sarebbe toccato il sedere di Valeria Marini, quello non è per niente tosto.

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  8. un po'. e un po' tutti vorremmo essere stati dissoluti, belli e dannati (senza sapere che quei ragazzi devono aver sofferto davvero tanto)

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  9. ahahah, allora sono stata fortunata! :)
    è legittima la tua perplessità ovviamente, e non intendevo ovviamente che tutti lo fanno per i soldi, è solo una questione di immedesimazione..
    ed io ad esempio mi immedesimo più facilmente in una ragazza che per sofferenza e solitudine probabilmente, sceglie di morire o farsi del male, nonostante la fortuna di aver avuto successo.
    e.

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  10. Bert, ma ci sono situazioni nelle quali purtroppo non hai la forza di decidere, altre nelle quali fai una scelta consapevole. Una ragazza che si divide tra alcol, droga e problemi alimentari questa forza non ce l'ha. Non sempre almeno. Per questo non sopporto chi dice "se l'è cercata". Se solo si fosse fermato a riflettere avrebbe capito che non s'è cercata niente, è che ci sono situazioni nelle quali ti ci ritrovi completamente immerso e quasi non sai nemmeno tu come hai fatto. A volte fortunatamente si riesce ad uscirne, altre no. E' una questione caratteriale, una concatenazione di eventi, una questione di forza di volontà che purtroppo non tutti hanno, una questione di aiuti esterni che purtroppo non sempre sono efficaci.

    Chi decide di andare in missione di pace lo fa con cognizione di causa. Detto questo, la morte resta sempre morte, i motivi per cui una sembra più importante li ho spiegati prima, almeno secondo me...

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  11. @El_Gae: io aspiro a essere normalmente felice.

    @emanuelas: la questione dei soldi era solo per chiarire, perché ho sentito tante volte quel discorso, ma io non rischierei di morire nemmeno per il doppio. Poi, certo, è normale la capacità di immedesimarsi in qualcuno conti.

    @Gigi: infatti non intendevo dire che se l'è cercata o che la sua è stata una scelta, però penso che in alcuni momenti di lucidità ci si può rendere conto che una strada del genere non può di certo condurre in molti posti, ma da lì a uscirne ce ne passa.

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