sabato 18 dicembre 2010

libro cuore senza cuore - Vol. I*

NOTE SULL'AUTORE

Bert nasce sotto il segno del toro e del bue, insomma nasce bicornuto, alla tenera età di tre anni viene iscritto all'asilo (o scuola materna, o fate voi) comunale, a quel tempo gestito dalle suore; contrariamente alle numerose leggende metropolitane che circolano per il mondo, Bert ricorda con piacere quelle donne senza età (ho sempre avuto problemi nel dare l'età a qualcuno, ma con le suore secondo me è quasi impossibile riuscirci) vestite di nero. Poiché i suoi ricordi di quel periodo sono molto vaghi, tratteremo i tre anni di asilo attraverso i pochi aneddoti non dimenticati.

-Capitolo 1-

L'ASILO

Raccontano che fossi impaziente di iniziare l'asilo, dicono che mi aspettavo un posto pieno di bambini con cui giocare, ma dicono anche che la realtà non fosse proprio quella che speravo, infatti, era pieno di bambini, ma piangevano tutti, ed io mi ritrovavo ad essere uno dei pochi che voleva giocare. Secondo alcune leggende il pianto diffuso non era riuscito ad abbattermi, lo dimostrerebbe il fatto che dopo un solo giorno di asilo avevo già imparato qualcosa da un mio coetaneo: tornato a casa salutai tutti facendo le corna (l'inizio innocente di una lunga carriera di studi in insultologia).

Narrano che resistetti al pianto molto a lungo, ma non ricordo quei giorni, ricordo invece chiaramente la prima volta che piansi anche io, ovviamente intendo la prima volta che piansi all'asilo. Solitamente era mio padre a portarmi a scuola, mi accompagnava fino al portone di ingresso e lì ci salutavamo; quel giorno, invece, siccome mia madre non era andata a lavorare, venne lei. Diversamente da come ero abituato con mio padre, mi accompagnò fino alla porta della mia classe, entrai, vidi tutti i miei compagni che piangevano, guardai verso la porta... ci pensai un attimo... mi guardai nuovamente intorno... iniziai a piangere anche io. La mia speranza era che mi portasse via da quella valle di lacrime, anche perché mi ero stancato di dover convincere gli altri a non piangere prima di giocare, ma non ottenni niente.
Fu la prima e ultima volta che piansi per essere portato via da scuola.

Il mio ricordo successivo è quello di un amico, un bambino biondo di origini polacche (o almeno questa è l'idea che mi ero fatto io); il suo nome era Ignacy, o qualcosa di simile, l'unica cosa che ricordo con certezza è che eravamo amici e che abbiamo partecipato alla stessa recita di fine anno.
In quell'occasione era previsto il rifacimento di una parte di Biancaneve e i sette nani, ricordo che il mio amico (presunto polacco) aveva ottenuto la parte di Cucciolo, mentre io dovevo interpretare Dotto (physique du rôle rules), siccome mi sembra che il principe non ci fosse, in quanto capo dei nani, ero praticamente il protagonista maschile. L'unica cosa che ricordo della recita è la barba finta fatta in casa: era un enorme batuffolo di ovatta tenuto in forma da litri e litri di lacca, ovviamente la mia barba posticcia ha contribuito notevolmente ad allargare il buco dell'ozono, oltre ad avermi esposto al rischio di diventare una torcia umana.

L'ultimo ricordo che ho dell'asilo vede come protagonisti un'altalena, una presa poco sicura e me che sbatto la testa a terra; questo ricordo è anche il ricordo della mia prima cicatrice.
Di lato potete ammirare una ricostruzione splatter-naïf dell'evento.

L'ultimo ricordo potrebbe spingere i meno fantasiosi a pronunciare la fatidica frase:
"Lo dicevo io che eri caduto da piccolo!"
Nella speranza che i miei lettori siano più fantasiosi di quanto non lo sia io ultimamente, termino qui il Volume I.

*L'autore non ha mai letto Cuore, ma lo cita tanto per citare qualcosa. Il fatto che ci sia scritto Vol. I non significa che dovranno necessariamente esistere uno o più volumi successivi.

9 commenti:

  1. bert.. ancora non ho letto niente.. devi scrivere meno.. mi assento un giorno e mi ritrovo quattro post da leggere.. insomma...!! ;-))
    e.

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  2. :)) Sei incredibile!! ;))
    Ora comincio a capire quando sono iniziate le prime turbe (su una personalità già fortemente predisposta...) che hanno portato al Bert attuale... ;)) E non c'è bisogno necessariamente di cadere con la testa a terra (da notare, per chi non l'avesse compreso, che i disegni 'illustrativi', sono realizzati dallo stesso autore del post... ;))) Assolutamente no!! Si può nascere anche così... :)) ;)

    @emanuelas: E menomale che stava cercando di scrivere di meno: lo si può leggere qui! :P

    P.S.: Caro francofobo, sappi che ho apprezzato molto l'accento circonflesso su 'rôle' (non è da tutti!) ;)), anche se sento puzza di copia e incolla...

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  3. @emanuelas: va bene, ci provo, ma stavolta mi andava proprio

    @Vince: se dici questo sei proprio meno fantasioso... ovvio che è un copia e incolla, che domande!

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  4. Mah... lo sospettavo... :D
    Però, azz, non avevo notato la dieresi (i due puntini) sulla 'i' di 'naïf' (anche fare il copia e incolla per volerlo scrivere correttamente non mi pare una cosa da poco... :p)... Tu così mi fai venire un infarto! :))

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  5. :)) che carine le emoticons animate :D

    Le suore? un'esperienza traumatica, come posso capirti :P Alle due del pomeriggio ci mettevano in aula, seduti nei banchi, tapparelle socchiuse a ringhiare e pronte a urlare se non ci fossimo addormentati.

    Ma a distanza di tanti anni, mi domando ma come potevano pensare che un bambino di 3/4 anni, nel pieno della sua vitalità, potesse fare il pisolino come una vecchia rimbambita suora? E da lì il mio astio contro il Clero x(

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  6. @MirkoS: da noi il pisolino non era previsto, era una cosa che odiavo, quindi me lo ricorderei; adesso, invece, dopo ogni pranzo combatto all'ultimo sangue contro il letargo.
    Spesso vince lui.

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  7. Ma guarda un pò! Anche io sono toro! Bellissima la tua verve ironia!

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