venerdì 26 novembre 2010

mandala*

Non me ne ero mai reso conto fino a pochi giorni fa, ma da piccolo anche io ero un grandissimo creatore di mandala, potevo stare ore e ore a creare il mio universo personale, con il solo fine ultimo di distruggerlo per poter poi ricominciare, ovviamente non usavo la sabbia, ma le costruzioni.

Mi sento in dovere di fare una piccola precisazione: sono sempre andato matto per i lego, ma quelli per me erano come dei puzzle, mi divertiva montare qualcosa e fissare quei mattoncini colorati alla ricerca del pezzo giusto, non potevo fare dei mandala con i lego. La mia regola di vita dice questo:
Con i lego si costruisce una cosa e solo quella, la loro funzione si esaurisce quando si arriva all'ultima pagina delle istruzioni. Quello che si costruisce seguendo le istruzioni non si può smontare.
e un mandala che si rispetti deve essere distrutto.

Le uniche costruzioni adatte a creare i miei mandala erano le costruzioni di legno, loro non avevano istruzioni da seguire e potevo farci quello che volevo (sì, lo so, in teoria anche con i lego, infatti ogni tanto costruivo qualcosa anche con loro, ma distruggere quelle creazioni mi dava meno soddisfazione).


I miei universi, creati sempre a casa dei miei nonni, erano principalmente di due tipi:
  1. a torre: ovviamente le torri non erano troppo alte, anche perché io non potevo, e non posso, arrivare chissà dove, ma mi davano molta soddisfazione; erano universi delicati, infatti, dovevo prestare attenzione al posizionamento di ogni pezzo, ogni errore poteva vanificare il mio lavoro, il crollo era sempre imminente: una folata di vento, una porta sbattuta, ogni cosa poteva portare alla distruzione; e se la torre cadeva, e accadeva sempre, non era una tragedia, ma lo spunto per un nuovo inizio, l'inizio di una nuova torre che, grazie all'esperienza della precedente sarebbe stata sicuramente più stabile e più alta (sempre considerando i miei limiti fisici);
  2. di facciata: una sorta di quinta teatrale senza spessore, solitamente simmetrica, che si espandeva allo stesso modo in altezza e in larghezza, e presentava aperture più o meno grandi, come delle finestre sull'altrove, da lì si poteva vedere oltre l'universo. Questo tipo di universi erano quelli creati facendo attenzione alle proporzioni, alle forme e ai colori: dovevano esistere per un solo momento, stare fermi lì, perfetti, come in attesa di una foto, per poi essere distrutti con una rapidità e consapevolezza che non ho più avuto nella mia vita.
Insomma è anche per colpa di questi giochi ora sono quello che sono, forse non è proprio normale che un bambino passi le sue giornate a costruire qualcosa che ha il solo scopo di finire, di essere distrutto, ma mi divertivo. Ovviamente questo era un gioco da fare da soli: sono sempre stato uno che sta bene da solo, l'unica solitudine che un po' mi spaventa è questa.

E voi a cosa giocavate?

*con mandala non intendo la voce del verbo mandare, ma quei disegni temporanei fatti di sabbia che, secondo i buddhisti, rappresentano l'universo, la caducità delle cose e il rapporto dicotomico distruzione/creazione, praticamente intendo questo.

7 commenti:

  1. Io da piccolo mi dilettavo a fare esperimenti - avendo da sempre a disposizione un giardino molto grande, pieno di diversi alberi e piante - con foglie - secche e non - et similia...
    Ora, ripensandoci col senno di poi, ero indubbiamente una sorta di "fito-assassino"... :P Però, quando quegli strani intrugli mi sembrava riuscissero, ero molto soddisfatto.
    Forse, inconsciamente o non, dev'essere stata anche questa "attitudine" a farmi inizialmente scegliere un percorso di studi che credevo fosse giusto, ma poi non si è rivelato tale. C'est la vie! (Ops! :P)

    P.S.: Questo post ha del poetico! ;)

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  2. Da piccolo ero un vandalo: costruivo e distruggevo. Distruggevo tutto quello che era costruito. Appiccavo fuoco ai soldatini. Lanciavo le macchine una contro l'altra. Un ipercinetico rabbioso. Il lego era il mio gioco preferito: potevo costruire e distruggere senza rovinarlo, all'infinito. Anche adesso mi piace continuare a costruire e distruggere, per ricostruire e ridistruggere... all'infinito. Saro' un po' matto?

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  3. O.T.: quanti nuovi commentatori :) bene bene sono molto contento

    Un abbraccio ;)

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  4. @Vince Symo: poetico... "addirittura?" Il mio post sugli haiku, quello sì che era poetico! O no?

    @Mister_NixOS*nix: non so, ma se questo significa essere matto, probabilmente siamo in due.

    @MirkoS: mi auguro che il primo ad arrivare non sia anche il primo a sparire... Mi ripeto anche qui: a presto (spero).
    PS: io alla sfida comunque non ci rinuncio (oggi sono ripetitivo, ma proprio un bel po').

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  5. ehi ma lo sai che le costruzioni in legno sono quelle più consigliate per stimolare la creatività dei bambini?? pare che quelle lascino spazio proprio alla fantasia di liberarsi.. quindi se sei quello che sei è anche GRAZIE a quel tipo di giochi.. :-)
    io adoravo i soldatini..ed i giochi all'aperto...campana, saltare a corda, quelle cose là. un po' antiche misà..;-)
    e.

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  6. @emanuelas: non lo sapevo, ma sapevo che di solito i maschi costruiscono in altezza, mentre la femmine creano delle costruzioni più stabili, simili a delle case; mi pare di averlo letto qui.
    Effettivamente sono senza istruzioni, ci puoi fare quello che vuoi!
    PS: alle elementari tutta la mia scuola (compreso me) saltava a corda, significa che sono antico anche io?

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  7. Sì, sì, lo trovo "addirittura" poetico... :D
    Il post sugli haiku, senza offesa, l'ho trovato "rimmuticante"... ;P

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